Recensione: Quella vita che ci manca di Valentina D'Urbanio (Ediz. Longanesi, 2014).
Buongiorno a tutti! oggi sono bloccata a casa da un pernicioso "colpo della strega" (ahimè, l'età si fa sentire, me ne vado in giro piegata e zoppetta con boule dell'acqua calda e plaid di lana...una versione solo un pochino più "sprintosa" della mia inossidabile nonna).
Torniamo a bomba, che io sono maestra nel divagare! sono qui malaticcia e disoccupata...quale migliore occasione per entrare in atmosfera natalizia....gli addobbi in giro per casa non li posso mettere (ho la mobilità di un bradipo), quindi addobbo un po' questo angolo! Xmas edition, piccola recensione di un libro che mi è piaciuto ed un bacione a tutti!
Gennaio 1991. Valentino osserva le piccole nuvole di fiato che muoiono contro i finestrini appannati della vecchia Tipo. L'auto che ha ereditato dal padre, morto anni prima, non è l'unica cosa che gli rimane di lui: c'è anche quell'idea che una vita diversa sia possibile. Ma forse Valentino è troppo uguale al posto in cui vive, la Fortezza, un quartiere occupato in cui perfino la casa ti può essere tolta se ti distrai un attimo. Perciò, non resta che una cosa a cui aggrapparsi: la famiglia. Valentino è il minore dei quattro fratelli Smeraldo, figli di padri diversi. C'è Anna, che a soli trent'anni non ha ormai più niente da chiedere alla vita. C'è Vadim, con la mente di un dodicenne nel bellissimo corpo di un ventenne. E poi c'è Alan, il maggiore, l'uomo di casa, posseduto da una rabbia tanto feroce quanto lo è l'amore verso la sua famiglia, che deve rimanere unita a ogni costo. Ma il costo potrebbe essere troppo alto per Valentino, perché adesso c'è anche lei, Delia. È più grande di lui, è bellissima - ma te ne accorgi solo al secondo o al terzo sguardo - e, soprattutto, non è della Fortezza. Ed è proprio questo il problema. Perché Valentino nasconde un segreto che non osa confessarle e soprattutto sente che scegliere lei significherebbe tradire la famiglia. Tradire Alan. E Alan non perdona. Questo è un romanzo sull'amore, spietato come solo quello tra fratelli può essere. Ma è anche un romanzo sull'unico altro amore che possa competere quello che irrompe come il buio in una stanza.
Valentina D'Urbanio ha qualcosa di "speciale". Scrive trame che di primo acchito non mi attirano, eppure i suoi romanzi, iniziati a volte per caso o pura curiosità, finiscono per prendermi totalmente, mi fanno entrare nel suo mondo, nei personaggi creati dalla sua penna, nelle sue emozioni.
E' successo così per Acquanera, un po' favola, un po' racconto generazionale tutto al femminile, molto dark; un romanzo che non era, almeno sulla carta, assolutamente nelle mie corde, ma che ho letto e finito con piacere.
Idem per Il rumore dei tuoi passi, un libro che è come un pugno nello stomaco, la storia di un Amore (con la A maiuscola) malato e distruttivo. La storia di un posto, la Fortezza, che ti entra dentro...volente o nolente, appunto.
Quella vita che ci manca ci riporta, a distanza di anni, nella Fortezza, quartiere dormitorio di una periferia degradata qualunque; quei posti dove la noia, la povertà, la violenza e l'ignoranza, sono il comune denominatore di vite allo sbando. Qui incontriamo Valentino e la sua famiglia; quattro fratelli molto diversi che condividono solo il sangue materno, una madre piegata (ma non spezzata) da una vita di miseria.
E poi...come una folgorazione, Valentino incontra Delia. Delia, bruttina ma in fondo bellissima, Delia che viene da "fuori" e che cerca in tutti i modi una vita "dignitosa".
E' un romanzo d'amore Questa vita che ci manca, parla di sentimenti universali, come il legame e la lealtà fra fratelli, l'amore materno incondizionato, le gioie ed i tormenti del primo vero amore al di fuori della famiglia.
Sentimenti più classici rispetto a quelli de Il rumore dei tuoi passi, qui non c'è la malattia, la dipendenza, il tormento; c'è più normalità, a volte ho percepito perfino una punta di melassa (!) nel racconto, che manca, forse, di quel guizzo di imprevedibilità che avevo trovato nei libri precedenti della D'Urbanio.
In fondo, vista la stagione, un po' di "luce" non stona. Il libro è scorrevole e piacevole, insomma..ci sono felicemente "cascata" di nuovo!
Mi sembra carino dalla tua recensione! Mi sa che un pensierino ce lo faccio!!!
RispondiEliminaSalvia
Ciao Salvia, se non hai letto nulla della D'Urbanio mi sento di consigliartela! magari iniziando da "Il rumore dei tuoi passi"!
RispondiEliminaOhh grazie!!! Ho preso appunti! io ADORO parlare di libri e scoprire nuovi autori. Grazie di cuore!!!!
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