Recensione in anteprima: Foschia di Anna Luisa Pignatelli (Ediz. Fazi, 24 gennaio 2019).
Foschia, di Anna Luisa Pignatelli, da oggi in tutte le librerie per Fazi Editore, è un romanzo che parla di rapporti familiari, focalizzandosi in particolare sul legame padre e figlia. Una storia dura, cupa, a tratti crudele, in cui la bellezza della natura e dell'arte di cui si circondano i protagonisti, risulta in netto contrasto con la loro incapacità di goderne senza inquinarla con bugie e sotterfugi, destinati a soffocare col tempo ogni forma di affetto.
Marta, voce narrante, cresce in una famiglia anticonvenzionale. Suo padre Lapo è un critico d'arte pieno di entusiasmo, di talento e di ambizione, la madre Teresa, una donna silenziosa, sensibile e molto fragile. Marta e il fratello Antonio vivono l'infanzia e parte della fanciullezza in una tenuta isolata nella campagna Toscana, Lupaia, ricca di un fascino antico, circondata da una natura selvatica e incontaminata. Un luogo che nei ricordi di Marta, divenuta adulta, racchiuderà sempre in sé il fascino e le promesse dell'infanzia, ma che al lettore apparirà fin da subito come un posto troppo solitario e cupo per due bambini e per una donna, Teresa, incline a perdersi nei suoi pensieri, nella sua arte, assolutamente priva di senso pratico e della capacità di accudire i figli. E Lapo? Lui è spesso lontano da casa, a osservare, studiare, scrivere di opere d'arte, consumato sempre di più dalla voglia di arrivare, di farsi conoscere, di guadagnare, di possedere.
Un padre ambizioso e dominante, una madre remissiva e fragile, una figlia che, alla disperata ricerca di un affetto sicuro, mitizza il padre e se ne innamora in modo via via sempre meno innocente. L'adolescenza di Marta si trasforma in una spasmodica ricerca di attirare l'attenzione paterna, segretamente convinta di potersi trasformare in una delle protagoniste di quei dipinti che Lapo tanto ama, e ai quali dedica ogni energia emotiva. Anni di inquietudine e delusione, perché per Marta nessun uomo può nemmeno lontanamente competere con con il fascino e la cultura di Lapo, mentre per Lapo conta solo la propria affermazione personale. Da raggiungere a qualsiasi costo.
Anna Luisa Pignatelli racconta, con stile asciutto e rigoroso e con tagliente lucidità, una storia di solitudine e sconfitta, in cui egoismo e arrivismo soffocano lentamente ma inesorabilmente ogni rapporto umano. Una storia tragica, in cui i protagonisti sembrano costantemente avvolti in una foschia che fa perdere loro qualsiasi punto di riferimento, congelandoli nell'incapacità di provare, gli uni per gli altri, quel sentimento disinteressato e unico che dovrebbe legare i membri di una famiglia. Una foschia emotiva, ben diversa da quella che avvolge all'alba le colline attorno a Lupaia, un freddo dell'anima che sembra non lasciare spazio ad alcuna possibile redenzione.
"...avevo la sensazione angosciosa di brancolare in una densa foschia, senza una visione concreta della vita, incapace di riconoscere la mia strada.
Una foschia che era soprattutto in me, che ottenebrava la mia giovinezza, in cerca di ideali e di verità, e ne vanificava l’audacia".
Solo nel finale questa nebbia pare alzarsi un poco, lasciando intravedere una fievole speranza. Per chi verrà dopo.
"...che anche dal fango può nascere una sorgente e che lo spirito si trasmette di generazione in generazione, ogni volta rigenerandosi".
Foschia è un libro doloroso sul rapporto ancestrale tra padre e figlia, argomento che ha ispirato autori di ogni epoca. E' un romanzo raffinato, equilibrato (a parte forse il finale, in cui tutto succede un po' troppo velocemente), che non lascia indifferenti. Consigliato.
Genere: i dolori di Elettra.
Pagine: 208.
Un libro che mi angoscia, che credo al momento non leggerò, nonostante la tua sia una recensione invitante. Bacio
RispondiEliminaUn romanzo torbido e emotivamente impegnativo, che potrebbe fare per me. Sì.
RispondiElimina