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Recensione: La ricamatrice di Winchester di Tracy Chevalier (Neri Pozza, 2019).

Buongiorno Lettori, oggi vi lascio il mio pensiero sull'ultimo romanzo di Tracy Chevalier, La ricamatrice di Winchester, pubblicato recentemente da Neri Pozza. 

In realtà non sarò l'unica oggi a parlarvene; Lea, del blog Due Lettrici quasi perfette, ha letto il libro negli stessi giorni in cui lo leggevo io: ne è nata una spassosa corrispondenza, perlopiù notturna, con scambi di opinione su trama e personaggi. È stato così bello condividere, seppur a distanza, questa lettura con Lea, compagna di avventure libresche, amica ironica e sensibile,  che abbiamo deciso di pubblicare le nostre recensioni contemporaneamente, a "blog unificati".        

La ricamatrice di Winchester ci porta indietro nel tempo nell'Inghilterra degli anni Trenta. Violet Speedwell, la protagonista, è quello che la società dell'epoca considera una "donna in eccedenza". Una donna che nella prima guerra mondiale ha perso il fidanzato, caduto sul fronte francese come tanti suoi connazionali, e che dopo il conflitto non è riuscita a rifarsi una vita sentimentale (con quasi un milione di uomini caduti in guerra, nell'Inghilterra del dopoguerra incontrare l'anima gemella per una donna non era semplicissimo). 

In una società in cui l'unico modello di realizzazione femminile era sposarsi e avere dei figli, Violet, la zitella, era destinata ad accudire la madre, una donna davvero insopportabile, e sperare, una volta rimasta sola e arrivata ad una certa età, di venire accolta e aiutata dal fratello e dalla cognata.

Ma Violet Speedwell non ci sta. Seppur timorosa e un po' impaurita, decide di allontanarsi dalla famiglia, dai ricatti morali materni e dalla natia Southampton e si trasferisce a Winchester. Qui Violet cerca la propria indipendenza lavorando come dattilografa e nel tempo libero trova conforto nel frequentare la meravigliosa cattedrale della città, dove entra in contatto con l'Associazione  delle ricamatrici della cattedrale
Le donne di questa Associazione le cui origini risalgono al Medioevo, si occupano di abbellire la cattedrale con cuscini da preghiera dai ricami elaborati e preziosi, vere opere d'arte destinate a durare nel tempo. Per Violet poterne ricamare e firmare uno, diviene una sorta di missione, un modo per lasciare un segno tangibile della sua esistenza in un mondo che la vorrebbe invisibile, una donna in eccedenza come tante.
Tra nuove amicizie, ricami e un amore difficile, Violet troverà, faticosamente, la propria strada.

La ricamatrice di Winchester è un romanzo piacevole da leggere, è ben scritto, ha una trama lineare, una bella ambientazione ed una ricostruzione storica accurata. 
La trama mescola eventi e personaggi reali con altri frutto della fantasia dell'autrice e il risultato è una storia misurata e gradevole, ma a mio parere non indimenticabile. 

C'è un amore che non è riuscito a farmi sognare e struggere quanto probabilmente avrebbe dovuto; ci sono argomenti, di una certa rilevanza storica e sociale,  che a mio parere potevano trovare maggior approfondimento.

Ho apprezzato molto le interazioni tra Violet e la sua famiglia, che ho trovato realistiche (madre egocentrica e prepotente, fratello propositivo e affettuoso fintantoché non si prospetta all'orizzonte l'accudimento materno, quello, per carità, tocca alla sorella, sempre), altre dinamiche ed emozioni, tra cuscini, stoffe, campane, campanari e baci rubati, forse potevano essere più incisive.

Peccato, perché Violet Speedwell, non bellissima, non più giovanissima, ma ribelle alle convenzioni, con i suoi "uomini dello sherry" (non posso spiegarvi cosa/chi sono, dovrete leggere il romanzo) e la sua voglia di libertà, è un personaggio ben descritto e con grandi potenzialità.

In conclusione La ricamatrice di Winchester è un romanzo storico  piacevole e scorrevole, non ha però la potenza narrativa di alcuni titoli precedenti dell'autrice, ne cito due, i miei preferiti, Strane creature e La ragazza dall'orecchino di perla.

Nel corso della lettura, come ho scritto, mi sono spesso confrontata con Lea ("Ti annoiano i  cuscini, un po' come le mele de I frutti del vento, sempre della Chevalier? E le campane? E quel vestito lamé color rame? Ma a te il campanaro piace?"), non vedo l'ora di leggere le sue impressioni, che in parte già conosco, scritte nero su bianco in questo post che vi invito a leggere con me!


Genere: Donne inglesi del dopoguerra.
Pagine: 287.
Voto:
 e mezzo.



Commenti

  1. E pensare che non ci siamo neanche dilungate sull'arte campanaria! Don-don-don.
    Alla prossima recensione. :-)
    Lea (don don don)

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