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Recensione: Il nostro tempo nel mondo di Abby Fabiaschi (Ediz. Nord, 2018).


Maddy aveva una vita serena. Era una moglie amorevole e una madre meravigliosa, il pilastro della famiglia. O almeno così credevano Brady, il marito, ed Eve, la figlia, prima che Maddy si gettasse dal tetto della biblioteca. Adesso, nessuno dei due sa cosa pensare. E poi Brady non ha idea di come mandare avanti una casa, né tantomeno come comunicare con la figlia adolescente. Anche per Eve non è facile avvicinarsi al padre e nemmeno convivere col senso di colpa per tutte le volte in cui, per egoismo o superficialità, non ha dimostrato alla madre l'affetto che meritava. Eppure Brady ed Eve non sono soli: Maddy è ancora lì, accanto a loro, e non ha perso un briciolo della sua vitalità e caparbietà. E anche del suo senso pratico: quello non è certo il momento di piangersi addosso e naufragare nei rimpianti. Meglio agire e indirizzare in qualche modo i suoi familiari. E così si sforza d’introdurre nella loro vita Rory, una dolce e sorridente maestra elementare, che Maddy spera possa diventare una buona amica per Eve e una nuova moglie per Brady. In effetti, grazie all'influenza benefica di Rory, a poco a poco Brady ed Eve imparano a farsi forza a vicenda e, insieme, troveranno il coraggio di cercare le risposte alle domande che li tormentano. Scoprendo che, a volte, la verità è molto più sorprendente di quanto non ci si aspetti…

Quando ho preso in mano per la prima volta il romanzo d'esordio di Abby Fabiaschi, Il nostro tempo nel mondo, ho subito pensato che mi sarebbe piaciuto leggerlo, malgrado l'ingombrante presenza del fantasma della mamma morta, ben evidente nella trama, e la voce di mia cugina che mi ricordava la mia scarsa propensione per i libri potenzialmente strappalacrime, conditi da un "pizzico" di sovrannaturale. 

Tant'è, io sono andata dritta per la mia strada e mi sono tuffata nella storia di Maddy, madre e moglie, della figlia adolescente Eve, e del marito Brady. Una famiglia come tante, raccontata a tre voci: quella della ragazzina entrata nel periodo difficile della ribellione, del mutismo, e dei piccoli grandi egoismi di un'età bella ma ingrata, quella di Brady, uomo buono ma fin troppo dedito al lavoro, e quella di Maddy, donna dal grande senso pratico e dall'ironia pungente. Una famiglia come tante, appunto, se non fosse per quel piccolo particolare che avete letto in sinossi: Maddy è morta, presunta suicida, si è gettata dal tetto della biblioteca dove prestava servizio come volontaria, e la sua voce, lucida e vitalissima, ci giunge da un luogo senza nome e senza tempo, dove la sua anima sosta prima di raggiungere la sua destinazione "finale". Una sorta di angelo custode, quello della preghiera che molti di noi recitavano da piccoli, in grado di proteggere e riscaldare il cuore dei suoi cari, con piccoli ma tangibili segni della sua presenza. Capace di aiutarli a superare il lutto e il senso di colpa, anche grazie a una scelta dolorosa ma efficace: portare nelle vite di Eve e Brady, una donna in grado fare le sue veci, la dolce e saggia Rory. 

A pochi capitoli dall'inizio del romanzo, ho avuto una tardiva illuminazione, e ho capito perché Il nostro tempo nel mondo avesse attirato la mia attenzione. Dubito che Abby Fabiaschi abbia mai letto il racconto Non mettete l'olio al cancello, della mia amata Brunella Gasperini (contenuto nella raccolta Storie d'amore, storie d'allegria, prima edizione 1976). Io lo lessi tanti (tantissimi) anni fa, da adolescente, e ancora ricordo la quantità di lacrime versate sulle pagine di una storia molto simile, quella di una giovane mamma venuta a mancare all'affetto dei suoi cari, che si sforza di accettare, e far accettare, una sostituta che possa lenire il dolore di chi è rimasto, e prendersi cura del marito e dei suoi tre bimbi. Breve, intenso e struggente, quel racconto ha lasciato una traccia indelebile nella mia storia di lettrice. 

Il nostro tempo nel mondo è un romanzo moderno e di ben altro spessore; ricostruisce, passo dopo passo, le fasi del lutto famigliare, indaga il senso di colpa di chi rimane, esplora il vuoto, la voragine che si crea nella vita della figlia adolescente e del marito, insinua nel lettore il dubbio (perché la vitale Maddy si è uccisa, come ha potuto infliggere tanto dolore a Eve e Brady?). Soprattutto, ci regala uno spaccato della vita di una donna intelligente, che sognava una famiglia ma anche una carriera, e che, serenamente, ma forse con qualche rimpianto, ha deciso di dedicare tutta se stessa alla figlia, al marito e alla conduzione della casa. Un lavoro a tempo pieno, troppo spesso sottovalutato. 

Il romanzo di Abby Fabiaschi è ben scritto e solidamente costruito, è credibile e stimolante, specie nel silenzioso dialogo tra madre e figlia, ma soffre, a mio parere, di una certa ripetitività che penalizza il ritmo della narrazione, soprattutto nella seconda parte. Troppe pagine, almeno una cinquantina di troppo, che stemperano il coinvolgimento emotivo e quel pizzico di commozione che mi sarei aspettata da una storia così dolorosa.
Sicuramente un buon libro d'esordio, ma, nel mio cuore, l'unica mamma angelo custode indimenticabile, rimarrà quella del breve racconto della Gasperini.

Genere: Un fantasma per amico.
Pagine: 366.



Commenti

  1. La recensione, al solito, mi è piaciuta, ma ora ho voglia di ironia e non di lacrime. Piango sui libro più volentieri in estate.
    Un saluto da Lea

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  2. C'era qualcosa a frenarmi, ma comunque segno. :)

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  3. Anche io ricordo quel racconto di Brunella Gasperini e mi ricordo quanto ci ho pianto! Bello però, era bello.
    Non credo che riuscirei a leggere ora un libro su questo argomento, mi fa venire il magone. È sempre un piacere leggerti!
    Paola

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    1. Grazie Paola, per esserci e per questo ricordo condiviso. Quel racconto di Brunella credo abbia fatto piangere generazioni di lettrici. Era bello, sì, e toccava il cuore, anche di chi era, all'epoca, giovane. Questo romanzo coinvolge meno. Un bacio.

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