Recensione: Dimmi che credi al destino di Luca Bianchini (Ediz. Mondadori, 2015).
Piccola premessa: ho amato molto Io che amo solo te e il suo seguito, La cena di Natale, li ho trovati irresistibili, ma di Luca Bianchini non ho letto molto altro, ho provato un romanzo di qualche anno fa, non mi è piaciuto particolarmente, mi sono dunque avvicinata a Dimmi che credi al destino con aspettativa, sì, ma non eccessiva. Sapevo che sarebbe stato difficile per l'autore "scrollarsi" di dosso Ninella e la sua grande, calorosa famiglia, perché quando crei personaggi così riusciti, mostrando uno humor graffiante e intelligente, fare il bis non è facile. E di Ninella ce n'è una sola.
Tutto questo sproloquio per dirvi che Dimmi che credi al destino, nuovo romanzo di Luca Bianchini, uscito da poco in libreria ed accolto da recensioni tiepide (e deluse), almeno on line, non mi ha fatto impazzire, ma non mi è sembrato neanche così brutto.
Siamo a Londra, l'Italian Bookshop è una libreria italiana (ancora librerie! vedi qui ) che non naviga in buone acque, economicamente parlando, ma è il piccolo mondo dei protagonisti di questo romanzo. Qui incontriamo Clara, vedova pessimista e molto sola, Diego, scappato a Londra per scordare l' uomo che in Italia gli ha fatto male al cuore, e soprattutto Ornella, che, con l'amica Patti, rappresenta un po' il cuore di questo romanzo.
Ornella e Patti hanno superato i 50, hanno un passato difficile alle spalle (quanto difficile lo si scoprirà in corso di lettura) e sono amiche per la pelle. Thelma e Louise nostrane e parecchio sfigate, sono donne di mezz'età, senza figli, con vite sentimentali non appaganti e, come tante, fanno quotidianamente i conti con gli anni che passano, le rughe, le delusioni della vita.
La Patti (alla milanese, con l'articolo davanti) è una "cougar", una cacciatrice, come la definirebbero i giornali di gossip e la tv: unghie laccate, capello aerodinamico e tacco d'ordinanza, la Patti punta a piacere e stupire, e non usa certo l'arma del bon ton e dell'eleganza, è esagerata, spesso fuori luogo, ma in fondo ha un gran cuore. Mentre leggevo la sua descrizione pensavo a Eva Grimaldi in Pechino Express, truccata anche sull'Himalaya! Ornella è, al contrario, una donna insicura, silenziosa, che cambia spesso idea e umore, che nasconde, non bene, le ferite di un unico amore giovanile, tanto egoista da averle rovinato l'esistenza intera.
Questa coppia di amiche, un po' sfatte e stropicciate, mi ha fatto sorridere, specie all'inizio: un po' macchiette, un po' surreali, non hanno la verve di altri personaggi dell'autore, ma funzionano. Decisamente meno azzeccati Diego, il napoletano gay (un concentrato di luoghi comuni e personaggi già letti) e Clara e il suo gatto immaginario.
Verso la metà del libro la storia abbandona l'atmosfera leggera e rarefatta di Londra, del Bookshop e dei vari personaggi, protagonisti e comprimari, che vi ruotano attorno, per trasformarsi nel viaggio di Ornella, accompagnata dall'inseparabile amica, nel suo tormentato passato.
Il passato è Verona, è la famiglia d'origine da troppi anni trascurata, gli amici di giovinezza e sopratutto è Axel, l'uomo che le ha rovinato la vita.
Chiudere col passato significa per Ornella, ma anche per Bianchini, affrontare e cimentarsi con temi davvero importanti, la morte, la dipendenza, la vergogna e il perdono, tanto per citarne alcuni. Tanto, forse troppo tutto insieme, e malgrado l'autore cerchi di bilanciare dramma e ironia, senza che l'uno prenda il sopravvento sull'altro, l'impressione che ho avuto è quella di una certa frettolosità: sono argomenti così delicati che ci vorrebbe più spazio e respiro per non cadere in una narrazione superficiale. Una storia potenzialmente forte, che si meriterebbe un intero romanzo, ma che non trova, in questo contesto, la giusta tensione narrativa.
Il finale ci riporta a Londra, città dei "profughi d'amore", dove i nostri personaggi si ritroveranno, pronti ad abbracciare un nuovo destino.
In conclusione, Dimmi che credi al destino è un romanzo piuttosto scorrevole e leggero, non ha l'ironia e il ritmo del suo predecessore, ma offre qualche sorriso e sicuramente qualche ora di svago.
Come racconta l'autore nei ringraziamenti, i protagonisti del libro sono persone vere, la cui storia è stata, chiaramente, romanzata; esiste davvero un Italian Bookshop che rischia la chiusura a Londra, così come esistono un' Ornella ed una Patti. Spero nessuno me ne voglia.. se io continuo ad immaginarle così!
Genere: Cinquantenni sull'orlo di una crisi di nervi.
Pagine: 264
Voto
Hai ragione, Tessa, era quasi impossibile che questo libro reggesse il confronto con 'Io che amo solo te'...io mal sopportato i troppi stereotipi non controbilanciati dall'ironia che mi aspettavo, nonostante ciò sono certa che Luca in futuro saprà riscattarsi! A presto :)
RispondiEliminaPenso davvero che il confronto col precedente lo abbia penalizzato parecchio. nel tentativo di "riempire" ha mescolato male troppi ingredienti...e il nuovo romanzo è una ciambella senza buco (oggi sono ispirata!). Andrà meglio la prossima volta!
Eliminabellissima immagine la ciambella senza buco!! :D
Eliminaio faccio parte di coloro che amano Ninella e tutto il cucuzzaro polignanese (sul blog ci sono le recensioni di Io che amo solo te e La cena di natale, letti e divorati tra l'altro settimana scorsa).
RispondiEliminaconfesso di essere attratta da quest'ultima opera di bianchini, pur avendo letto pure io pareri poco entusiasti, da lettori poi che come noi hanno elogiato gli altri romanzi.
ma lo leggerò, sono curiosa!!
ciao! ;)
Ciao Angela! grazie di essere passata!
Eliminaverrò a leggere le tue recensioni :)
Sono curiosa di sapere la tua opinione su questo romanzo, quando lo leggerai...