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Recensione: Ultima la luce di Gaia Manzini (Ediz. Mondadori, 2017)

Buongiorno Lettori, oggi sono qui per parlarvi di Ultima la luce di Gaia Manzini, recentemente pubblicato da Mondadori, che ringrazio per la copia omaggio. 
Ultima la luce è un romanzo particolare, che racconta un viaggio simbolico, quello del protagonista Ivano, costretto da una serie di eventi, dopo la morte della moglie Sofia, a ripercorrere i momenti salienti del suo lungo matrimonio, mettendo in discussione il suo ruolo di marito e padre, in un percorso spesso doloroso verso una nuova consapevolezza e una sorta di "redenzione". 

Ivano è una brava persona, uno con la testa sulle spalle, ingegnere ora in pensione, ha dedicato la sua vita al lavoro, che lo ha spesso portato all'estero per lunghi periodi, è stato un marito di quelli all'antica, che ha demandato alla moglie qualsiasi decisione riguardante la gestione della casa e l'accudimento della figlia Anna. Sofia è stata il suo grande amore, ma anche la sua grande sconfitta. Perché Sofia, donna enigmatica e complessa, personaggio che pervade il romanzo anche da assente, non era tagliata per la vita borghese, confortevole ma ripetitiva, offertale dal marito. Lei, attraente e anticonformista, deve essersi sentita in gabbia nell'appartamento milanese da lei stessa arredato fin nei minimi particolari. Avrebbe voluto viaggiare, Sofia, avrebbe desiderato un’ esistenza piena e movimentata, come quella del cognato Lorenzo, spregiudicato imprenditore e dongiovanni. 
Sofia è rimasta a casa, Ivano ha preferito non vedere: il matrimonio è lentamente imploso. Lei, sempre più lontana e incomprensibile, ha sfogato le frustrazioni sulla figlia, lui, come spesso accade, non ha trovato il coraggio di prendere in mano la situazione prima che divenisse invivibile. Ha chiuso gli occhi e si è accontentato di una vita quieta e decorosa. 

Il viaggio di Ivano nell'abisso di reciproci silenzi, ricatti e bugie, inizia con una vacanza a Santo Domingo, dove il fratello si è ritirato a vivere da anni, qui i primi nodi vengono al pettine e qui conosce l’ingenua e dolce Liliana; ma è solo al ritorno, fra le strade di una Milano invernale piena di un fascino antico, e accompagnato dalla figlia, che, districandosi in un labirinto di ricordi, rimpianti e sentimenti sopiti, Ivano riesce a ritrovare la strada, a cogliere e accettare l'essenza del vuoto che porta dentro. Un passo dopo l'altro, una bracciata dopo l'altra, come in piscina, l'unico posto dove il protagonista si lascia andare completamente, verso una nuova vita.

"Acqua, luce: era la vecchia litania che gli aveva insegnato suo padre per tenere il ritmo della respirazione. “L'importante però è non finire con l'acqua… ultima la luce! " era solito aggiungere ridendo". 

Questo romanzo sull'amore che può far male e sulla paternità, ha un’ atmosfera tutta particolare, quasi sospesa nel tempo; all'inizio non mi è stato facile calarmici, come non mi è stato facile capire il personaggio di Sofia, moglie e madre eccessiva, egoista, psicologicamente turbata. Ho avuto bisogno di un po’ di tempo per prendere le misure di questa storia borghese dolce-amara, ma una volta entrata nel "mood", ho imparato ad apprezzare i personaggi descritti a tutto tondo, sono rimasta affascinata da una Milano che diventa, pagina dopo pagina, protagonista assieme ad Ivano, Sofia e Anna. 
 
Un romanzo che ha il ritmo ipnotico di una nuotata in piscina, va letto rispettando i suoi tempi, bracciata dopo bracciata, godendosi i particolari, la prosa ricca, dettagliata, dove ogni parola ha un suo peso, la verità che si svela lentamente, ultima la luce. 

Genere: Un matrimonio borghese.
Pagine: 248.
Voto:
                                   
                                                                                  e mezzo.

Commenti

  1. Sembra essere una di quelle storie che fanno male e mi spaventa un pochino.
    Sono indecisa, ma la tua recensione è, al solito, molto esauriente ed articolata.
    Buon inizio settimana da Lea

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  2. La copertina mi aveva tratto in inganno, sai?
    Me lo segno. :)

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    1. Sì, ha tratto in inganno anche me. Così luminosa e ariosa, il libro è più claustrofobico; ha una prima parte che non mi ha convinta del tutto, ma poi decolla e credo potrebbe piacerti.

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  3. Mi sento un po' Sofia nel suo desiderare libertà, viaggi, nel suo essere intraprendente senza un futuro adatto alla sua indole. Per il resto no, niente ricatti e bugie, si cerca di migliorare l'esistenza dove sono stati commessi degli errori. Come sempre sai usare le parole giuste per accattivarmi, anche il fatto che ci siano descrizioni dettagliate mi piace, meno il marito apatico che si accontenta.

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    1. Ti dirò, a me Sofia non è piaciuta, troppo ambigua e sleale, specie nei confronti della figlia, invece lui, a tratti, penso di averlo capito! Leggi il romanzo che poi ne riparliamo!

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  4. una noia mortale, a parte qualche pagina: la malattia, l'incontro con la figlia,il trasloco. Mi aspettavo di più. La Menzogna borghese è svelata con travaglio emotivo scontato e molto banale. Leggevo e mi dicevo "ora accade questo". Le pagine dedicate all'incontro con il fratello ai Tropici le avrei proprio saltate a piè pari. nota positiva: viene citata la poetessa Elizabeth Bishop , che non conoscevo. Meravigliosa

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