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Recensione: Una levatrice a New York di Kate Manning (Ediz. Beat, 2014).


Una levatrice a New York è un romanzo parzialmente e liberamente ispirato alla vita, alquanto avventurosa, di Ann Trow Lohman, conosciuta anche come Madame Restell, levatrice e "medico delle donne" per quasi quarant'anni nella New York dell'800.

Kate Manning utilizza come espediente narrativo il ritrovamento casuale e la pubblicazione dei diari di "Madame" da parte di una trisnipote. Si tratta quindi di un racconto in prima persona, dove Ann rimane costantemente la vera ed unica protagonista: tutto è vissuto attraverso i suoi occhi.
La storia inizia nel 1960, quando Ann Muldoon, detta Axie, ha 12 anni e vaga assieme ai fratellini più piccoli, Dutch e Joe, per le strade di una New York sporca e povera. I tre sono orfani di padre e vivono, assieme alla mamma, di espedienti; cenciosi ed affamati come tanti altri bambini, figli di immigrati, che nella grande città hanno trovato solo miseria. 
Sulla loro strada incontrano il solerte Reverendo Brace dell'Associazione per l'Assistenza all'Infanzia (personaggio realmente esistito), la cui crociata consiste nel salvare i bambini dalla strada, strappandoli peraltro al proprio nucleo famigliare, spedendoli nelle grandi pianure dell'Ovest, dove i miserabili troveranno famiglie di coloni pronte ad accoglierli (ed utilizzarli magari come braccianti nei campi). 
Axie ci racconta un lungo viaggio attraverso l'America e l'infinita tristezza di vedersi portare via i fratellini, mentre lei, ribelle ed indomabile, non trova nessuno disposto ad adottarla e finisce per ritornare sola a New York. Qui prende servizio presso la casa di Mrs Evans, dove inizia un lungo apprendistato come levatrice (e non solo). A casa degli Evans si compie il destino di "Madame": Ann avrà infatti la possibilità di studiare di nascosto testi di medicina, conoscere i segreti più intimi delle donne ed imparare che
“... l’anima di una levatrice è vasta e gentile, e dispensa la benedizione più grande che il Signore conceda a noi povere creature. Tuttavia una levatrice deve anche sapere accettare la complessità, saper scegliere quello che io chiamo il male minore”.
L'ultima parte del romanzo racconta l'ascesa al successo ed agli onori delle cronache di Anne- Axie, ormai nota come Madame; arricchitasi con la vendita di pillole e dispositivi contraccettivi, famosa in tutte le classi sociali per la sua discrezione nell'aiutare le donne al momento del parto, ma anche nel porre fine a gravidanze per vari motivi indesiderate, la protagonista dovrà scontrarsi contro il perbenismo dell'epoca e giochi di potere a volte più grandi di lei.
Ho apprezzato molto le prime due parti del romanzo, quella dell'infanzia e della gioventù della protagonista, dalla vita di strada, al viaggio all'Ovest, fino all'apprendistato come levatrice. 
Le ho trovate ben scritte, ben ricostruite, storicamente interessanti  e pervase da un sapore dickensiano. 
Personalmente ho trovato più noiosa la terza parte, fin troppo accentrata sul personaggio di Madame (a volte così egocentrica da risultare antipatica), sulle sue ostentate ricchezze, sulle sue conoscenze altolocate e colte (un'altra descrizione di tendaggi, broccati, gioielli scintillanti...ed avrei mollato il libro!). 
La narrazione sotto forma di diario in parte "corretto" dal marito di Anne, con cancellature e censure, laddove la morale dell'epoca le imponeva (parolacce, descrizioni del sesso femminile o riferimenti alla pratica dell'aborto), pur funzionale a rendere il personaggio "reale" e ruspante malgrado i successi e l'ascesa nella scala sociale, a lungo andare risulta, a mio parere, un po' artificiosa.
Nel complesso il romanzo è interessante e piacevole, con qualche riserva!

Genere: storico, avventuroso, con rudimenti di ostetricia (un po' Dickens versione americana, un po' dottoressa Giò).
Pagine: 456

Voto                            e mezzo!
                                   

Commenti

  1. uau bella recensione! Il libro mi ispira parecchio e chissà, quando avrò smaltito tutti i romanzi e le annesse recensioni) forse lo leggerò ;)
    Buona serata carissima, un abbraccio ^_^

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  2. Sembra un libro davvero molto interessante *^* la figura della levatrice ha iniziato ad incuriosirmi da quando ho letto Chiamate la levatrice di Jennifer Worth (che consiglio a chiunque ^_^)

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    1. Il libro Chiamate la levatrice non l'ho letto, ma ho visto la serie televisiva e mi è piaciuta moltissimo! Penso che Una levatrice a New York sia una storia più cupa (ma leggerò la Worth appena possibile).

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  3. Molto interessante! Lo aggiungerò alla mia lista di libri da leggere... :)

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