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Recensione: Da una storia vera di Delphine de Vigan (Ediz. Mondadori; 2016).

Buongiorno Lettori! Oggi vi racconto un romanzo davvero particolare, si tratta di Da una storia vera di Delphine de Vigan, pubblicato recentemente da Mondadori, che ringrazio per la copia omaggio.
Ormai è passato del tempo, i lettori e l'editore si aspettano da lei qualcosa e una domanda la incalza a ogni apparizione pubblica: sta scrivendo qualcosa di nuovo? E, soprattutto, cosa scriverà dopo quel romanzo? È in questo momento delicato che L. entra nella vita di Delphine. Un incontro casuale, una nuova conoscenza con cui si scopre un'intimità naturale, un'amicizia che si trasforma rapidamente in una presenza stabile e confortevole nella vita di tutti i giorni. L. incarna l'ideale di donna bella, sofisticata e sicura di sé che Delphine, con i suoi capelli disordinati e i modi nervosi, un certo imbarazzo mai superato dall'adolescenza, non ha mai saputo essere. L. è un'amica come se ne hanno solo a diciassette anni: sempre disponibile, generosa e simpatica, una presenza complice comparsa dal nulla e diventata subito imprescindibile. L. la assiste, la sostiene, inizia a interessarsi sempre più da vicino al problema della scrittura che assilla l'amica e ha una visione incredibilmente lucida. "Ricordo di aver avuto un'intuizione" scrive Delphine. "Qualcosa in L., qualcosa di nascosto, di appena percettibile, mi diceva che era una sopravvissuta, che aveva alle spalle un passato torbido e misterioso, che aveva messo in atto una straordinaria metamorfosi." Una sopravvissuta come tutti gli scrittori, o le persone pericolose.
Siamo davanti a un thriller psicologico dove realtà e finzione si mescolano e sovrappongono sapientemente, creando in più occasioni spunto di riflessione sul significato di verità e  invenzione, sia dal punto di vista letterario che umano.
La protagonista del romanzo si chiama Delphine, come l'autrice, e come lei ha scritto un libro-memoir di successo su sua madre e sulle vicende tragiche del suo passato famigliare, come lei ha un compagno di nome Francois e vive a Parigi. Tutto questo fa parte della biografia della de Vigan, pertanto è reale. Poi compare L., e la fiction si sovrappone alla realtà (o forse no?). 
L. è una donna attraente, sicura di sé, pratica e organizzata; l'esatto contrario di Delphine, che sta vivendo un momento di fragilità personale e professionale. Dopo la pubblicazione del suo ultimo romanzo, infatti, Delphine si sente stremata: una stanchezza fisica e psicologica che grava sulle sue spalle come i sensi di colpa che cova dentro di sé per aver lavato i panni sporchi di famiglia in pubblico e per l'incapacità di iniziare il nuovo progetto editoriale che la sua Casa Editrice attende da tempo.
Delphine è in crisi, il suo è un blocco creativo che le crea uno stato di ansia sempre più forte e paralizzante e L. in quel momento è con lei, disponibile, concreta, piena di buoni propositi. Il rapporto tra le due diviene sempre più intimo e il lettore assiste, con un pizzico di disagio, al progressivo insinuarsi di L. nella vita di Delphine e alla sua progressiva trasformazione, complice un perverso, sottile gioco di persuasione, che renderà le due donne così simili l'una all'altra, da divenire quasi indistinguibili.
L. prende nella vita di Delphine lo spazio che l'"amica" le cede, Delphine prende, a sua volta, qualcosa da L. (disponibilità, idee e anche qualcosa di più).
Il loro rapporto si nutre di ambiguità, come ambiguo e aperto è il finale, che lascia molte domande senza risposta. Chi è davvero L. ? Esiste veramente, in carne e ossa, o è forse una proiezione, un frutto della mente, del conflitto interiore di Delphine? E quanto di reale, di vero, la De Vigan ha messo nel romanzo?
Il libro è scorrevole, ben scritto, il ritmo è sostenuto specialmente nella seconda parte, dove gli eventi si susseguono in un crescendo fino all'ultima pagina.
L'atmosfera del romanzo è sospesa, a tratti quasi irreale, il personaggio di L. volutamente evanescente, incompiuto, misterioso. Non sono riuscita a provare grande empatia nei confronti delle protagoniste, ma credo che l'autrice volesse proprio questo: instillarci il dubbio, creare ambiguità e sospetto.
In conclusione, un libro raffinato, che piacerà agli amanti del thriller psicologico.

Genere: fantasmi e scheletri nell'armadio.
Pagine: 302.
Voto: 
 e mezzo!

Commenti

  1. Il libro è sulla libreria, ma francamente non penso di averne voglia in questo momento. Della De Vigan avevo tanto amato gli effetti secondari dei sogni, ma qui siamo nel regno del thriller psicologico e devo ancora riprendermi da quello preapocalittico di Hoeg. Lo lascio in attesa.
    Lea

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    1. Sì, fai bene. E' un romanzo non "accogliente", un po' ansiogeno. Ha bisogno del momento giusto. Bacio

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  2. Non mi ci ero soffermato. Mi affascina molto, invece!

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    1. Nemmeno io mi ci sarei soffermata se non me lo avesse presentato Mondadori. Adesso vorrei leggere il precedente. Il memoir scandaloso!

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    2. Ah, ecco chi me ne aveva parlato!
      Sono spuntate le prime pagine della trasposizione di Polanski (c'è Eva Green <3), quindi il desiderio di leggerlo è tornato. ;)

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    3. Il romanzo si presta alla trasposizione televisiva, probabilmente ne verrà fuori una bella cosa. Devo dire che a distanza di mesi, il libro non mi ha lasciato molto (ma magari è solo una questione di età e di neuroni!).

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  3. mi incuriosisce molto, ma mi mette anche angoscia

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    1. In effetti un po' angosciante lo è! c'è questa L. che inquieta parecchio :)

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  4. Io non è che non mi ci sono soffermata, non sapevo nemmeno della sua esistenza (ahahahah!). Devo dire che mi hai molto incuriosita, adoro il thriller e se c'è di mezzo la psicologia sono molto molto attratta! Segno e ringrazio :)

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  5. Non conoscevo questo libro ma dopo la tua recensione mi intriga tantissimo!

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  6. I thriller psicologici mi intrigano molto, ma in sto passando un momento strano con le letture: vorrei qualcosa che mi coinvolga tanto ma non troppo, leggero ma non troppo...intanto segno, perchè so che adesso il tarlo ha iniziato il suo lavoro.
    Un abbraccio, Stefi

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