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Recensione: All'inizio del settimo giorno di Luc Lang (Ediz. Fazi, 2018).

Alle quattro di notte squilla il telefono. È la polizia, che informa Thomas che sua moglie è in rianimazione a causa di un incidente d’auto. L’uomo non sa perché Camille si trovasse su quella strada, né perché andasse così veloce e tantomeno come abbia fatto a perdere il controllo del veicolo su un rettilineo. Era in pericolo, o c’è dell’altro? E come dire a Elsa e Anton, i figli di otto e dieci anni, che la madre è in coma e non si sa se tornerà mai a casa? E poi le consegne urgenti per il nuovo progetto, i clienti che scalpitano e la concorrenza dei nuovi soci: Thomas cerca disperatamente di tenere tutto insieme, ma non è facile, qualcosa continua a sfuggirgli. A dire il vero, sono molte le cose che gli sfuggono: segreti nascosti dalla moglie sulla loro vita di coppia, ma anche segreti sepolti nella storia della sua famiglia, che coinvolgono i genitori e i fratelli in vicende dolorose sulle quali tutti hanno sempre preferito tacere. L’infanzia serena e l’incontestato successo della sua vita adulta hanno avuto un costo che qualcuno si è addossato al suo posto. Da Parigi a Le Havre, dai Pirenei al Camerun, Thomas attraverserà territori intimi e distanze incolmabili per andare fino in fondo nella ricerca della verità.

Finalista del premio Goncourt e già pronto per una trasposizione cinematografica, All'inizio del settimo giorno di Luc Lang, da oggi in tutte le librerie per Fazi Editore (che ringrazio per la copia in anteprima), è un romanzo decisamente particolare, un'opera ambiziosa ed esigente che all'inizio mi ha messa a dura prova e che ho compreso appieno solo strada facendo. 

Credevo di avere tra le mani un thriller psicologico, una storia di tradimenti e di segreti famigliari, ma All'inizio del settimo giorno è risultato essere molto di più. Molto più complesso ed articolato, ad esempio, di quanto potessi aspettarmi, il romanzo si divide in tre parti completamente diverse tra loro per stile e ambientazione. 

Thomas Texier è uomo di successo, marito devoto di Camille, padre amorevole di Anton ed Elsa, fratello minore di Jean e Pauline. Attorno a lui ruota tutto il romanzo, che ne racconta la parabola umana: una manciata di mesi in cui Thomas, perduta ogni certezza affettiva e lavorativa, discende all'inferno per fronteggiare quei demoni che, nella sua precedente esistenza di uomo sicuro di sé e della proprie scelte di vita, non ha mai voluto vedere. 
Tutto inizia con il misterioso incidente stradale che coinvolge Camille, la moglie, mentre guida a velocità sostenuta lungo una strada ben lontana da quella che porta a casa. Una chiamata nel cuore della notte, Camille in coma, l'auto distrutta: comincia così il viaggio di Thomas nel buio del dubbio e del sospetto. 

Che cosa faceva Camille in auto da sola in quella zona sconosciuta? Chi doveva incontrare? Con uno stile nervoso e un ritmo rapido e frammentato che toglie il respiro, nella prima parte del romanzo (libro primo), accompagniamo il protagonista alla ricerca della verità. In macchina con lui attraversiamo le strade di Francia, dal caos di Parigi alla sonnolenta provincia, la musica dell'autoradio in sottofondo, pensieri e dialoghi interiori che irrompono nel testo senza preavviso, senza virgolette, la punteggiatura che lascia spesso il posto a puntini di sospensione. È tutto sospeso, tutto in bilico, come la vita di Thomas, che, da buon ingegnere informatico, si aggrappa alle prove scientifiche, il tragitto del navigatore, la posizione del telefonino, un software sofisticato per decifrare i dati del computer di bordo della vettura della moglie, per non perdersi negli occhi vuoti di lei, per non arrendersi all'evidenza delle bugie di Camille. 

Il libro secondo si apre con Thomas che percorre sentieri impervi delle montagne dov'è nato, i Pirenei. Sono passati alcuni mesi dall'incidente di Camille e il protagonista con i figli è in visita dal fratello Jean, uomo burbero e protettivo, attaccato alla terra e al gregge di pecore che gli dà da vivere. Tra strade ferrate, grotte e alpeggi, il viaggio di Thomas si spoglia dei simboli della modernità e della vita parigina, diviene viaggio interiore, viaggio della memoria, alla ricerca, forse, della solidità delle proprie radici. 
Il racconto, in alcuni momenti in bilico tra sogno e realtà, segue la geografia delle montagne e del cuore, rallenta il ritmo, si tinge di un'aurea quasi mistica. È un punto di svolta, Thomas è pronto a scoperchiare il vaso di pandora dei segreti della famiglia Texier. Gli strani silenzi di Jean, il suo rifiuto del mondo, la morte del padre in un incidente di montagna, la fuga misteriosa della sorella Pauline: tutto ciò che, preso dalla sua vita perfetta, ha ignorato per anni. 

Il terzo libro ci porta lontano, in Cameron, dove Pauline vive e lavora da anni: è il momento della verità, delle scoperte, dell'unione, dell'accettazione. È un'avventura rocambolesca, ambientata in un luogo lontano e sconosciuto dalla natura implacabile. È la fine del viaggio: la narrazione cambia ulteriormente, il ritmo diviene regolare, di ampio respiro, lo stile ordinato, la punteggiatura ritrova il suo posto, come i pensieri di Thomas. Un Thomas diverso, nuovo, pronto a decidere come ricominciare a vivere. 

All'inizio del settimo giorno è un romanzo che è riuscito a mettermi in difficoltà, specie all'inizio, per lo stile nervoso e visionario, decisamente fuori dalla mia comfort zone, per la quantità dei temi trattati, tanti e forti, che si rincorrono senza tregua in drammatico successione. 
Mi sono trovata disorientata, sì, ma col passare delle pagine anche affascinata da una storia che offre tante possibili chiavi di lettura, ricca di citazioni letterarie, richiami mitologici e biblici. Una storia in continua trasformazione, che accelera, decelera, cambia ritmo, atmosfera, paesaggio, sorprendendo fino all'ultima pagina.


Genere: Il lungo viaggio di Thomas.
Pagine: 561.
Voto:                        

Commenti

  1. Non so, mi ispira e non mi ispira. Troppe pagine per questo periodo e le tre stelle (anzi, le tre Converse) sono quella via di mezzo che, almeno nelle mie recensioni, meno mi convince. :-/

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    1. Ho pensato molto prima di assegnare le converse: è uno di quei libri difficili da riassumere in un numero. Ha parti molto belle e momenti che ho apprezzato meno. In effetti è un romanzo corposo, ma anche cupo e tormentato...come piace a te. Non so cosa consigliarti!

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  2. Voglio essere messa alla prova solo ogni tanto e se ne vale la pena. ;-)
    Lea

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