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Recensione: La fidanzata inopportuna di Natasha Solomons (Ediz. Frassinelli, 2011).

È la primavera del 1938 quando Elise Landau arriva a Tyneford House, sulla costa del Dorset. È in fuga dall'Austria, e dal nazismo. Tra le stanze in penombra dell'antica dimora inglese, dove prende servizio come cameriera, solo un filo di perle della madre, indossato sotto la divisa, le ricorda la vita scintillante di Vienna, e l'ambiente vivace e mondano della ricca borghesia ebraica cui appartiene. Aggrappata al ricordo, e a un'immagine di se stessa che non c'è più, Elise vaga come uno spettro: a disagio con il resto della servitù, subalterna al padrone - l'affascinante vedovo Christopher Rivers - la giovane impara presto a dimenticare il passato, o a nasconderlo. Finché un giorno a Tyneford House giunge Kit, il figlio del padrone. Tra lui ed Elise sboccia un amore limpido e intenso, e la vita sembra tornare a riempirsi di gioia. Ma la guerra sta per raggiungere l'Inghilterra. Kit viene chiamato al fronte e i due giovani amanti sono costretti a separarsi, senza sapere cosa ne sarà del loro futuro. Perché il mondo come lo conoscevano è sul punto di cambiare irrimediabilmente: ed Elise sarà costretta, per sopravvivere, a cambiare a sua volta. A diventare un'altra. Imparando che, nel corso di una vita, si può essere più di una persona. E, forse, si può amare più di una volta.

Buongiorno Lettori, vi state chiedendo per quale misteriosa ragione io sia qui a parlarvi di un romanzo che, a giudicare dalla copertina (diciamocelo, piuttosto bruttina) e dal titolo, non rientra proprio nella mia comfort zone?
No, non mi sono convertita al romance, ho voluto leggere La fidanzata inopportuna perché l'autrice è Natasha Solomons, il cui ultimo romanzo,  I Goldbaum, letto poco tempo fa, mi ha davvero conquistata (recensione). 



Ambientato tra Austria e Inghilterra negli anni della seconda guerra mondiale, La fidanzata inopportuna (titolo italiano piuttosto fuorviante, ben più azzeccato l'originale The house at Tyneford), è un romanzo storico sentimentale dalla splendida ambientazione. L'inizio è molto promettente e storicamente interessante; A Vienna, nel 1938, a un passo dallo scoppio del conflitto mondiale, Elise Landau, giovane di una colta e benestante famiglia di origini ebraiche, viene spinta dai genitori ad accettare "un visto di lavoro domestico" che le permetterà di lasciare il suo paese natale e raggiungere l'Inghilterra. Una via di fuga dalla persecuzione nazista, in cambio della quale molte ragazze ebree tedesche e austriache, tra le quali una zia dell'autrice, accettarono lavori umili, in qualità di domestiche, cameriere e bambinaie, presso ricche famiglie inglesi. 

Non è difficile immaginare quanto duro debba essere stato per queste giovani in fuga dal continente, lasciare il proprio mondo e i propri affetti e ritrovarsi a servire in case di sconosciuti. Elise, ingenua e un po’ viziata, incarna perfettamente il senso di smarrimento di tutte queste donne. Impreparata alla fatica e al duro lavoro, penalizzata dalle proprie origini e dalla scarsa conoscenza della lingua inglese, Elise arriva nella nobile dimora di Tyneford House, sulla costa del Devon, e realizza fin dal primo momento la precarietà della sua condizione. 
La descrizione e l'evoluzione dei suoi rapporti con la servitù di Tyneford, specialmente con le figure del maggiordomo e della governante (due personaggi davvero belli, che mi hanno ricordato gli indimenticabili Mr. Carson e Mrs. Hughes di Downtown Abbey), è sicuramente una delle parti più riuscite del romanzo. 

Altro punto di forza è l'ambientazione: la costa del Devon, le scogliere selvagge, le brughiere e i campi, il rumore del mare, il vento: una natura potente e bellissima che per Elise, nata e cresciuta in città, sarà, fin dall'inizio, una fonte di gioia e di grande conforto. Commovente, e tratta da un vicenda realmente accaduta durante la guerra, la storia della dimora di Tyneford e del suo borgo.

Un romanzo senza ombre, dunque? Purtroppo no. Quando si arriva alla parte sentimentale, infatti, il libro perde, secondo me, un po’ di realismo e fascino. La storia d'amore tra Elise e il giovane erede di Tyneford, Kit, risulta un po' troppo melodrammatica per i miei gusti; non è melensa, ma ha qualche forzatura e non è riuscita a coinvolgermi completamente. 

Peccato, perché l'autrice è sicuramente una brava narratrice, il suo stile è scorrevole e piacevole e il contesto storico in cui si svolge la vicenda molto ben ricostruito (a questo proposito vi consiglio di leggere le note dell'autrice al termine del romanzo).

Elsie Landau non è Greta Goldbaum, personaggio difficile da dimenticare, ma il libro, nel complesso, è comunque promosso.

Genere: amore e morte sotto i cieli del Devon.
Pagine:416.
Voto:     
 e mezzo.

Commenti

  1. Ho comprato i Goldbaum e spero di leggerlo quanto prima. Con questo, dopo le tue considerazioni, direi che passo oltre (con buona pace della mia chilometrica lista di letture)

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  2. Potrebbe fare al caso mio. Ciao da Lea

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  3. Ancora devo leggere i Goldbaum, ma già lo avevo avvistato. C'è anche un altro titolo della Solomons, "Un perfetto gentiluomo" che mi aveva incuriosito. Vediamo cosa riesco a leggere per primo.

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