La donna che collezionava farfalle di Bernie McGill (Ediz. Bollati Boringhieri 2011).
Come promesso nel post precedente (qui), oggi vi lascio il mio breve pensiero su La donna che collezionava farfalle, romanzo d'esordio di Bernie McGill, pubblicato da Bollati Borenghieri nel 2011.
La donna che collezionava farfalle, esattamente come il recentissimo Le parole nell'aria ((qui), ultima fatica della McGill, è ambientato nell'Irlanda di fine Ottocento.
Le protagoniste sono due donne molto diverse: Harriet è la signora della tenuta di Oranmore, ricca, algida e apparentemente interessata solo ai suoi cavalli e alla sua splendida collezione di farfalle; Maddie è una ragazza del popolo che giovanissima viene assunta a Oranmore come cameriera. A unire le due, un fatto tragico, la morte della figlia di Harriet, ancora bambina, a seguito di una punizione che si è spinta oltre i limiti di qualsiasi buonsenso.
Il romanzo, giocato su due piani temporali, è sviluppato come una sorta diario a due mani, dove i racconti di Harriet e di Maddie si alternano, capitolo dopo capitolo, costruendo un affresco della vita in una tenuta di aristocratici irlandesi alla fine del diciannovesimo secolo. Maddie dolce e gentile, Harriet algida e tormentata: la servetta e la padrona, i loro segreti, i peccati, le motivazioni di determinate azioni che precedono, accompagnano e seguono la drammatica e incomprensibile morte della piccola.
La donna che colleziona a farfalle è un romanzo che prende spunto da una storia realmente accaduta (la morte di una bambina che era stata rinchiusa dalla madre, per punizione, nel guardaroba della tenuta di famiglia, legata con una calza), è ben scritto, ed è molto scorrevole nei primi capitoli, in cui la ricostruzione dell'atmosfera dei piani alti della dimora, in contrapposizione con quella nelle stanze della servitù, è precisa e interessante. Con il procedere della narrazione, diventano frequenti paragrafi con dettagliate disquisizioni di natura storica, politica ed economica. Probabilmente inseriti allo scopo di inquadrare al meglio l'epoca storica e il contesto sociale della vicenda e per dare profondità (e una sorta di "giustificazione") al controverso personaggio di Herriet, tali paragrafi a mio parere risultano piuttosto noiosi e appesantiscono la narrazione che diviene via via meno lineare e veloce.
Peccato, una storia interessante con un inizio promettente, che perde smalto strada facendo.
In conclusione, un romanzo ben scritto, che racconta la maternità e i suoi lati più oscuri, con qualche divagazione di troppo.
“Per me non è poi così faticoso stare sola. La vera sofferenza è essere intrappolata in una stanza con altra gente. Per me il massimo della felicità è stare da sola con lo stipo che contiene i miei piccoli scampoli di cielo.”
Genere: mamma affettuosa cercasi.
Pagine:224.
Pagine:224.
Voto:
Ce l'ho in biblioteca ed ora, ti confesso, non mi si è scatenata la voglia di leggerlo. Un bacione da Lea
RispondiEliminaNon farmi sentire in colpa! bacio.
EliminaGiammai! ;-)
EliminaSe da un lato mi attira, dall'altro mi spaventano quelle divagazioni di troppo, dato che gli storici già poco li reggo...
RispondiEliminaSecondo me questo lo puoi accantonare, prova invece Le Parole nell'aria, più cupo e duro, secondo me potrebbe piacerti.
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