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Recensione 6.41 di Jean Philippe Blondel (ediz. Einaudi Stile Libero big 2014)


-Mi scusi, c’è qualcuno di fianco a lei? – Tutte quelle frasi idiote che pronunciamo ogni giorno. Io scuoto la testa e sospiro, per far vedere quanto mi disturba. Sposto la borsa e adesso mi concedo di guardarlo in faccia. 
Disastro.

Un uomo ed una donna sul treno affollato di pendolari che porta a Parigi, il treno delle 6.41 del mattino. Il caso vuole che si siedano vicini, gomiti e ginocchia quasi a sfiorarsi, i due si scrutano con la coda dell'occhio, ma evitano che gli sguardi si incontrino davvero.
Cècile e Philippe si riconoscono, anche se non si vedono da anni; costretti ad una imbarazzante vicinanza, durante il tragitto in treno, si studiano e si chiedono come dovrebbero comportarsi: salutarsi e ricordare i "bei" tempi andati? continuare ad ignorarsi ? alzarsi e cambiare posto?
Sì, perchè i due, ormai più vicini ai cinquanta che ai quaranta, da ragazzi hanno avuto una storia..che non è esattamente finita bene. Philippe era il bello del liceo, ricco e viziato, un po' bamboccione, Cècile una ragazza anonima, nè bella, nè ricca, nè brillante, il loro amore improbabile si è consumato tra un festino di fine liceo ed un disastroso viaggio a Londra. Troppo giovani, immaturi e diversi, i due si sono detti addio in una camera d'albergo e non si sono mai più incontrati. Eppure, a distanza di anni, c'è ancora un sentimento, la rabbia di allora si mescola al rimpianto, il senso di colpa alla malinconia del tempo che passa. L'imbarazzo tra di loro sa di cose non dette, ed ha il gusto agrodolce dei bilanci di una vita.
La bella ed algida Cècile, ora imprenditrice di successo ed il trafelato ed appesantito Philippe, impiegato insoddisfatto (curioso il destino!), hanno tempo fino all'arrivo alla Gare de l'Est per gestire i ricordi e trovare il coraggio di mostrare l'uno all'altra quello che sono diventati.
6.41 è un romanzo breve che mi è piaciuto tanto, un piccolo gioiello di eleganza; elegante la copertina, la prosa, la minuziosa descrizione dei personaggi, la storia molto europea e vagamente esistenzialista. Nessun pragmatismo, nessun sentimentalismo o buonismo, senza peraltro cadere nella noia.
E' un romanzo maturo, che sonda emozioni universali, ma sicuramente più comprensibili al lettore adulto, quello che incontrando un vecchio amore deve fare i conti con le rughe in più sul viso, i capelli in meno, il filo di pancia, i figli, i matrimoni e tutti i segni di una vita.


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