Recensione: Tina di Alberto Torino (Ediz. Minimum Fax, 2016).
Oggi vi parlo di un romanzo di formazione che, complice la bellissima copertina, ho desiderato leggere fin dalla sua pubblicazione, si tratta di Tina di Alessio Torino.
Un romanzo breve, quasi un racconto, delicato, fragile come i suoi protagonisti.
Tutto si svolge nel breve tempo di una vacanza estiva a Pantelleria. Tina ha 8 anni, i modi da maschiaccio, il fisico acerbo e spigoloso, tanto quanto quello della sorella Bea è femminile e già "sbocciato". Le due ragazzine si trovano sull'isola con la madre e vivono il più classico dei riti di transizione: l'Estate, quella con la "E" maiuscola, quella che segna il confine tra l'età dei giochi e dell' inconsapevolezza e quella, più turbolenta, delle prime domande esistenziali e delle prime pulsioni.
Circondata da un microcosmo di strampalati vacanzieri, Tina, tra una battuta di caccia alle meduse con il retino e un ozioso pomeriggio in terrazza, ci lascia intuire il dolore che prova per il grande assente del suo agosto isolano: il padre, che solo qualche mese prima ha preferito alla moglie l'amante ben più giovane.
Su questa assenza, che si apre davanti a Tina come una voragine, come un tuffo proibito, nel vuoto, dai Faraglioni che ogni giorno osserva dalla riva, si costruiscono, uno dopo l'altro, quasi impercettibili, i piccoli grandi avvenimenti che segneranno la fine dell'infanzia. Ecco l'amicizia con Andre, un separatista corso che si è rifugiato sull'isola a causa di guai giudiziari, e quella strana attrazione, ancora ingenua e fragile, per una bellissima nuotatrice francese. Ecco, ancora, l'inspiegabile fastidio per le attenzioni che la mamma riserva a Charles, canadese portato a Pantelleria dalla malinconia e dalla solitudine, e sotto sotto, il bisogno di una figura maschile di riferimento e la paura dell'abbandono.
Questa è l'estate di Tina, al termine della quale niente sarà più come prima.
La narrazione di Alessio Torino è essenziale, non aspettatevi spiegazioni, introspezioni psicologiche o descrizioni minuziose: gli eventi e i moti d'animo sono appena tratteggiati, una serie di acquerelli estivi, con i colori del cielo e del mare, sta al lettore leggere tra le righe, collegare i personaggi, ricostruire le storie tramite i pochi indizi che l'autore semina qua e là.
Tina, Bea, la mamma, i vacanzieri e gli abitanti dell'isola, non ci è dato sapere il loro passato e anche il futuro rimane un punto di domanda. Tutto pare iniziare e finire sull'isola, regna un senso di sospensione e di attesa che spiazza, fino al finale, che arriva fin troppo presto e che personalmente mi ha lasciato addosso una sensazione di incompiuto. Un racconto piacevole, ma troppo criptico per i miei gusti.
Genere: Crescere, che fatica.
Pagine: 139.
Ciao Roby, lo avevo adocchiato e desiderato. Adesso però sono nelle curve e non l'ho più preso in considerazione. Gli ho messo un segno e magari un giorno potrebbe rientrare, vedremo.Sono un po' titubante perchè la mia curiosità mi spinge a voler sapere tutto, mentre tu scrivi che non ci è permesso. Uff
RispondiEliminaA presto, baci
Ciao Baba, io amo il genere, l'ho trovato bello, ma troppo corto, troppo essenziale. Rimane comunque una lettura gradevole. Un bacio grosso!
EliminaBellissimo il tuo blog e le All star sono fantastiche, non ho mai letto nulla dell'autore ma l tua recensione mi ha davvero incuriosita, mi hai dato tutti gli elementi necessari per decidere , mi sono unita ai tuoi "lettori fissi" :*
RispondiEliminaOh, ma grazie! e benvenuta!
EliminaLa recensione al solito mi è piaciuta, ma il libro non mi suscita un impellente desiderio di lettura.
RispondiEliminaSpero che tu possa trovare presto un libro che ti convinca come i Baltimore.
un caro saluto da Lea
Lo spero anch'io, cara Lea, per ora..niente!
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