Lettori fissi / segui il blog!

Le otto montagne di Paolo Cognetti (Ediz. Einaudi, 2016).

Buonasera Lettori. Eccoci arrivati, in ritardo causa influenza, al primo post del 2017, un anno che almeno dal punto di vista delle letture è iniziato alla grande grazie a questo romanzo, Le otto montagne di Paolo Cognetti, che è stato per me una piacevole rivelazione, tanto che, appena girata l'ultima pagina, ho voluto provare subito un altro titolo di questo giovane e talentuoso autore. 

Nelle scorse settimane mi sono imbattuta in un paio di libri che mi hanno innervosita parecchio, non posso definirli brutti, ma si tratta di romanzi in cui la trama passa in secondo piano, soffocata da una valanga di parole, virtuosismi linguistici, descrizioni ridondanti, e chi più ne ha ne metta. 
La "bella scrittura" è chiaramente l'ingrediente di base di un buon romanzo, ma da sola non basta, ha bisogno di calore e di creare empatia con il lettore: personalmente sentivo la necessità di una storia solida e di personaggi veri. Ne Le otto montagne, Paolo Cognetti mi ha regalato quello che cercavo, mi ha incantata con una prosa così evocativa da portarmi con i suoi personaggi in quella piccola frazione montana, ai piedi del Monte Rosa, dove è ambientata la storia di Pietro, della sua famiglia e dell'amico Bruno. Una storia d'amicizia e di montagna dal sapore antico e al contempo un romanzo di formazione e racconto di un padre e di un figlio che si inseguono, non solo metaforicamente, lungo i sentieri alpini, fino alle cime perennemente innevate, "trovandosi" forse troppo tardi. 
«Mi tornò in mente una certa fragilità che avevo intravisto in lui, certi attimi di smarrimento che subito si affrettava a nascondere. Quando mi sporgevo da una roccia e gli veniva d’istinto di afferrarmi per la cintura dei pantaloni. Quando stavo male sul ghiacciaio e si agitava più lui di me. Mi dissi che forse quest’altro padre l’avevo avuto sempre lì e non me n’ero mai accorto, per quanto era ingombrante il primo, e cominciai a pensare che in futuro avrei dovuto, o potuto, fare un altro tentativo con lui»
È una storia ruvida, quella de Le otto montagne, ma pervasa di una poetica dolcezza e da una profondo senso di lealtà. Reciprocamente leali  sono Pietro e Bruno, il ragazzo introverso di città e il giovane montanaro cresciuto tra alpeggi e fondovalle. Un'amicizia, la loro, che nasce nelle lunghe estati dell'infanzia, Pietro il villeggiante, Bruno il guardiano delle mandrie, due mondi che si incontrano giocando, esplorando abitazioni diroccate, fra pendii, laghi alpini, e giornate che paiono infinite; un'amicizia che la giovinezza mette alla prova, con la lontananza, con i viaggi di Pietro che sembra sempre fuggire da qualcosa, ma che l'età adulta riannoda più forte che mai, nel nome dell'eredità spirituale di quell'uomo taciturno e schietto, che per l'uno è stato padre naturale, per l'altro padre putativo.
Due amici leali, scrivevo, ma anche una madre e un padre uniti da un grande rispetto, malgrado le evidenti differenze caratteriali, e un uomo, Bruno, così legato e fedele alla sua montagna, da essere disposto a qualunque sacrificio. 
Nei tempi buoni e in quelli amari, nelle estati limpide e negli inverni feroci. Senza bisogno di troppe parole. 
Un gran bel romanzo, avvolgente come una coperta di lana davanti al caminetto, e davvero ben scritto. 
Ieri notte ho finito anche Sofia veste sempre di nero, dello stesso autore, pubblicato nel 2012 da Minimum Fax, ve ne parlerò presto, vi anticipo solo che mi è piaciuto molto! 

Genere: Ad alta quota.
Pagine: 199.
Voto: 
 e mezzo

Trama: Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo "chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l'accesso" ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E li, ad aspettarlo, c'è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano così estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, "la cosa più simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui". Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito più vero: "Eccola li, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino". Un'eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno.

Commenti

  1. Oh Tessa! Avevo già buone impressioni su questo romanzo e sono felice che tu me le confermi. Dritto in lista!
    Buona guarigione, Stefi

    RispondiElimina
  2. Sai già che concordo, un libro intenso, a volte pure troppo. :)

    RispondiElimina
  3. Ed io che posso fare se non segnare!
    Primo libro del 2017 che vola di diritto nella lunghissima WL!
    A dire la verità mi sono innamorata già della storia per cui lo devo recuperare :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Da leggere! l'anno è iniziato bene con questa lettura :)
      La salute invece lascia a desiderare!

      Elimina
  4. Non vedo l' ora di leggerlo. Bentornata.
    Lea

    RispondiElimina
  5. Grazie Lea. Tornata, ma purtroppo ancora malaticcia, 😞

    RispondiElimina
  6. che bello scoprire autori così interessanti. a quanto leggo il tuo 2017 libroso è iniziato più che bene . sono felice per te, adesso devi solo rimetterti in forze! un bacione

    RispondiElimina
  7. Siiii ce l'ho e lo leggerò presto! Che bellissime parole che hai usato per descriverlo :-) spero di amarlo quanto te e Cecilia!

    RispondiElimina

Posta un commento