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Recensione: "L'atelier dei miracoli" di Valérie Tong Cuong (ediz. Salani, 2014)


Ciao a tutti! negli ultimi giorni ho avuto l'occasione di leggere questo romanzo, ne avevo sentito parlare molto bene, per questo quando mi è stato prestato l'ho iniziato subito e l'ho divorato praticamente in una notte!
Trama: Ci sono momenti, nella vita di una persona, in cui sembra che nulla vada come deve andare. Eppure anche in questi momenti rimane, sottile come un velo, un'insopprimibile voglia di felicità, la sensazione di avere comunque il diritto a una porzione di serenità, la speranza lieve ma tenace di trovare, là fuori, qualcuno che possa aiutarti. Così accade anche ai protagonisti di questo romanzo, due donne e un uomo sull'orlo di un baratro, ai quali un incontro fortuito sembra aprire uno squarcio nel buio... È vero, la salvezza può arrivare nelle maniere e dalle persone più impensate, e il confronto con i propri fantasmi e con lo spregiudicato Jean, che aiuta le persone uscite dalle crisi a reinserirsi nella società nel suo atelier dei miracoli, potrà aiutare Mariette, Millie e Mike a risollevarsi. Ma quanto si mescolano, nella vita reale, il Bene e il Male? Dov'è il confine? Chi non ha mai incontrato una persona che l'aiuta ma, al tempo stesso, lo manipola? Un romanzo sulla complessità dei rapporti umani, sull'altruismo disinteressato, ma anche su ciò che ciascuno di noi possiede, e che appare quando la vita prende una direzione inaspettata.



L'atelier dei miracoli è un romanzo molto originale, parla di rinascita, di incontri che cambiano la vita..e di bugie, bugie che sono un pò il trait d'union di tutti i personaggi che animano il libro. 

I primi capitoli ci presentano i protagonisti, voci narranti del romanzo, Millie, Mike e Mariette, tre personaggi che vivono, per motivi diversi e con modalità differenti, una vita dolorosa, solitaria ed ai margini della società. 

Millie è una ragazza in fuga dal proprio passato, una lavoratrice precaria senza futuro, ma soprattutto Millie è sola: senza famiglia, senza amici, senza amore. Mike è un senzatetto di mezza età, uno degli invisibili che vivono sui marciapiedi delle nostre città, ma non è una persona qualunque, è stato un marito, un soldato, un capo, fino a quando ha fatto una scelta che gli ha cambiato la vita. Mariette è una donna triste ed impaurita, ha un marito che vince l'oscar dell'antipatia, che non la ama ed anzi la umilia da una vita, due figli egoisti, fa l'insegnante e proprio a causa della sua indole mite e sottomessa, è vittima di un feroce bullismo da parte di alcuni studenti; la sua, rispetto a quella di Millie e di Mike, è una solitudine meno appariscente ma altrettanto dolorosa (sola in mezzo alle persone che dovrebbero amarti, una bella casa, un lavoro: non hai quasi il diritto di sentirti smarrita, depressa, di chiedere di più dall'esistenza!).
Quando l'esistenza dei tre personaggi raggiunge un punto di non ritorno, entra in scena Jean Hart, capo di un'associazione benefica il cui scopo è proprio quello di regalare una vita ed un nuovo inizio a persone allo sbando. 
Ecco l'atelier dei miracoli, dove Jean, come un sarto di alta moda, ricuce gli strappi di una vita e crea esistenze nuove di zecca, come fossero abiti da passerella.
Jean è un personaggio controverso ed in qualche modo equivoco, che l'autrice lascia avvolto in un'aura di mistero, motivatore e manipolatore insieme, è dolce e calmo ma può diventare irascibile e pungente, la sua compassione per il prossimo è grande, ma il primo motore di tale sentimento è nascosto nei segreti del suo passato.
Jean il sarto, Mike, Millie e Mariette i modelli; la domanda è: fino a che punto gli abiti che Jean confeziona si adattano ai modelli e quanto invece i modelli dovranno adattarsi all'abito?. Quali e quanti sono i compromessi che il sarto chiede per "una passerella perfetta"? quanto trucco, quanta dieta, quanti ritocchi si è disposti ad accettare per vestire le creazioni (su misura??) dell'atelier dei miracoli? 
Ed è esattamente a questo punto del romanzo, quando queste domande cominciano a prendere forma nella testa del lettore, che la narrazione diviene veloce, quasi sbrigativa, i nodi vengono repentinamente al pettine, le vite prendono strade nuove, i segreti svelati.
Un libro ben scritto, scorrevole, accattivate, che lascia però, a mio gusto, un senso di "incompiuto", come se l'autrice non volesse addentrarsi troppo nella trama e nelle problematiche che questa porta alla luce, come volesse farci dare un'occhiata dall'"alto" alla storia, lasciandoci la voglia di sapere di più.
Il libro si legge tutto di un fiato, le descrizioni dei personaggi sono accurate e creano un'aspettativa sullo svolgimento delle loro storie..che poi viene in parte delusa nella seconda parte del romanzo.
Il mio voto è di 3 stelle e mezzo (mezzo voto per la deliziosa copertina!!)

           e mezzo!


Commenti

  1. Bella questa recensione, una voce fuori dal coro: la penso come te!
    elisabetta

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  2. Condivido appieno le tue parole. Un libro che aveva tutta la stoffa per diventare un bellissimo libro ma che è stato concluso in modo troppo sbrigativo. Inoltre sono l'unica a pensare che il discorso finale di Jean sia totalmente sconclusionato? E la bomba che viene sganciata sulla morte per omicidio di uno dei tre personaggi senza spiegazione alcuna?! Mi sembra un po' come se l'autrice sul finale abbia lanciato il sasso e nascosto la mano. Peccato perché la narrazione mi aveva ipnotizzata

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