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Recensione: L'altra famiglia di Jodi Picoult (Ediz. Corbaccio, 2012).


Buongiorno Lettori, eccomi pronta a raccontarvi la mia prima "esperienza" con l’autrice Jodi Picoult. Una settimana fa sono stata assalita da una gran voglia di leggere l'ultimo romanzo, appena pubblicato, di questa grande scrittrice (Piccole grandi cose, Ediz. Corbaccio, 2017). Complici i giorni festivi e le tante cose da fare, non mi è stato possibile fare un giro in libreria, e dato che la Picoult-voglia continuava a farsi sentire, ho deciso di rispolverare un vecchio romanzo dell'autrice, L'altra famiglia (Corbaccio, 2012), che giaceva da anni nella mia libreria. 

Il libro è corposo, la storia molto attuale e piuttosto drammatica: un pochino, lo ammetto, mi spaventava, temevo di annoiarmi; devo dire che, al contrario, fin dalle prime pagine sono stata catturata dalle vicende dei protagonisti, tanto che poi, quando tali vicende si sono complicate un po’ troppo per i miei gusti, ero ormai così affezionata ai personaggi, da aver comunque divorato il romanzo. 

Zoe e Max sono sposati da anni, sono una coppia apparentemente stabile e innamorata, certo per completare la famiglia vorrebbero un bambino, un figlio frutto del loro amore, un figlio che Zoe, musicoterapeuta dolce e materna, sogna di poter cullare da sempre. 

Sono gli stessi Max e Zoe a raccontarci, a capitoli alternati, il loro viaggio drammatico nella procreazione assistita: le bombe ormonali alle quali deve sottoporsi Zoe, i tentativi di inseminazione falliti una, due, quattro volte, la gravidanza che alla fine pare andare a buon fine, la pancia che cresce, proporzionale all'emozione, la tragedia inattesa che porta via ogni speranza. Max e Zoe diventano, in questa prima parte del romanzo, gli amici, i vicini della porta accanto che tutti noi potremmo conoscere, la loro vicenda è attuale e ben raccontata, con trasporto delicatezza e partecipazione. 
L’incapacità di allargare la famiglia diventa motivo di litigi e incomprensioni. Max non vuole che Zoe si sottoponga a ulteriori cicli di fecondazione, non vuole vederla soffrire, forse non desidera un figlio quanto lo desidera Zoe, che invece non si dà per vinta. 
Il matrimonio naufraga, lui, che da tempo cerca oblio nell'alcool, finisce per trovare conforto nella Chiesa Evangelica frequentata dal fratello e dalla cognata; lei, sola e depressa, trova in Vanessa, una psicologa conosciuta al lavoro, il sostegno pratico e morale di cui ha bisogno. 

Il romanzo guadagna un terzo narratore, Vanessa appunto, e con manovra piuttosto ardita, cambia completamente argomento narrativo. Sì, perché se da una parte Max si lascia manipolare dal pastore della Chiesa e dalla sua setta di fanatici religiosi e conservatori, Zoe si rende conto di provare per Vanessa un sentimento che va ben al di là della semplice amicizia. E così ci troviamo davanti alla bizzarra situazione in cui i due protagonisti, che fino a qualche capitolo prima desideravano solo fare un figlio insieme, ora combattono in tribunale per aggiudicarsi quegli embrioni congelati che sono sopravvissuti, in laboratorio, alla fine del loro amore. Zoe li vuole per creare una famiglia con Vanessa, Max, strumentalizzato dalla Chiesa, li reclama per dar loro una famiglia cristiana e "normale". 

Tanti, troppi argomenti delicatissimi nella seconda parte del romanzo. C'è la scoperta dell'omosessualità, con tutte le difficoltà che essa ancora comporta, c'è il bigottismo, la diversità, il concetto di famiglia (famiglia tradizionale verso famiglia "arcobaleno") e, spinoso e controverso più che mai, il tema dell'adozione/procreazione e dell'educazione dei figli da parte di coppie omosessuali. 
La Picoult affascina per la capacità di narrare una storia così complessa, ma perde gioco forza un po’ di credibilità strada facendo: l'amore che sboccia tra Zoe e Vanessa, ad esempio, è spolverato di zucchero e perfezione, una mielosità che io poco tollero, qualunque sia l'orientamento sessuale dei protagonisti, e che non riesce peraltro a rendere più credibile un sentimento nato così velocemente da apparire forzato. E ancora, se Vanessa e Zoe sono una coppia innamorata e decisamente piena di buone intenzioni, la controparte nella disputa sugli embrioni è spesso dipinta, al contrario, come troppo esaltata e disonesta. 
Il finale, dopo una lunga controversia legale, è inaspettato e un filo buonista. 

Si tratta dunque di un libro che vi sconsiglio? Ni. 
L'altra famiglia un romanzo ben scritto, che riesce a mantenere un buon ritmo malgrado la mole e qualche parte un po’ ripetitiva, un romanzo con personaggi ben dipinti nella loro complessità, raccontati a tutto tondo, tanto che, anche quando c'è un po’ di esagerazione, la voglia di sapere cosa sarà di loro rimane intatta, accompagnando la lettura fino all'ultima pagina. 
Ho scoperto una narratrice che sa incantare con la sua penna, ho solo l'impressione che questa volta abbia messo troppa carne al fuoco!

Genere: C'eravamo tanto amati??
Pagine: 464.
Voto:
e mezzo.

Commenti

  1. Ciao :)
    Lo lessi tempo fa e nel complesso non mi dispiacque affatto (ho trovato la picoult una narratrice sensibile), anche se non ho gradito appieno alcuni aspetti in cui secondo me è stata un po' retorica,esagerata e concordo sul finale buonista.

    Buon weekend ;-)
    http://chicchidipensieri.blogspot.it/2015/07/recensione-laltra-famiglia-di-jodi.html

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    1. Ciao! passo a leggere la tua recensione, mi pare peraltro che siamo sostanzialmente d'accordo. Mi sono comunque ripromessa di leggere l'ultimo romanzo dell'autrice per farmi un'idea migliore :)

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    2. Si, pure io mi sono procurata l'ultimo e conto de leggerlo presto. Affronta spesso tematiche importanti, questa autrice, il che mi piace molto!
      Ciao ☺

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  2. Gli argomenti trattati in questo libro sono tanti e delicati... da mamma credo di capire (o forse posso solo immaginare) il dolore di una donna che cerca un bimbo che non arriva...
    Non è il genere di lettura di cui ho bisogno in questo momento ma mi piacerebbe leggerlo... magari tra un po'!
    Un bacio

    Nuovo post sul mio blog!
    Se ti va ti aspetto da me!
    http://lamammadisophia2016.blogspot.it

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    1. E' decisamente un romanzo impegnativo emotivamente, ha bisogno del momento giusto! Un bacio.

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  3. Dopo leaving e le case degli altri della picoult credo leggerò solo il libro che tante amiche mi hanno segnalato come il migliore...Diciannove minuti, mi pare sia il titolo. Per me resta una scrittrice sensibile, ma troppo troppo analitica.
    Bella recensione Tessa.
    Bacio da lea

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    1. Io vorrei leggere l'ultimo pubblicato, l'argomento pare interessante (anche se temo un po' l'effetto mattone). Bacio.

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    2. Secondo la mia modesta opinione stacca con altri due o tre libri oppure attendi il parere di Stefi che lo sta per leggere ;-)
      Lea

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    3. Complimenti innanzi tutto a Tessa per come usi magistralmente la parola!
      E' un piacere scorrere le tue recensioni, avvincenti di loro al di là della bontà o meno del soggetto recensito.

      Sai, io adoro la Picoult e di lei ho letto tutta, ma proprio tutta la produzione, ivi incluso il meraviglioso ultimo "Piccole grandi cose"...che anche io, en passant e molto più maldestramente, questa estate ho recensito, o meglio consigliato.

      Ma "Diciannove minuti" insieme a "Il colore della neve" restano i miei preferiti, probabilmente perché ruotano al complesso mondo dei teenager, e davvero mi sentirei di raccomandarli caldamente.

      Kiara

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    4. Ciao Kiara e grazie!! Grazie dei complimenti e di esserti fermata qui a sbirciare tra le pagine della "Libreria". Devo dire che sono passata anch'io da te, per la prima volta, e ho letto dei post veramente ironici e arguti!
      Per quanto riguarda la Picoult...nel frattempo ho letto il suo ultimo romanzo, che mi ha confermato l'idea che ho espresso in questa recensione: grande narratrice, tanta carne al fuoco. Mi hanno consigliato in tanti Diciannove minuti, lo leggerò sicuramente. A risentirci!

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  4. La cosa che apprezzo di più nei romanzi di Jodi Picoult è il suo analizzare le situazioni da più punti di vista, così che la vittima si trasforma in carnefice nel giro di qualche pagina, per poi tornare vittima. Non vedo l'ora di leggere il nuovo, appena finisco quello in lettura!
    Bacio, Stefi

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    1. Allora attendo il tuo parere! :)
      La trama mi attira parecchio. Baci.

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  5. Ciao!
    Sicuramente la Picoult affronta temi importanti e piuttosto "scottanti", e per questo l'ammiro molto come autrice.
    Però questo libro proprio non mi attira... so già che impazzirei a leggere di quei fanatici religiosi e mi arrabbierei con tutta me stessa.
    Per non parlare del tema embrioni congelati, su cui pure lì avrei da ridire..
    Insomma, meglio tenermene alla larga! :D

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    1. Forse puoi provare con un altro titolo dell'autrice, oggettivamente in questo romanzo l'autrice è molto schierata e i temi possono dare fastidio. La trama dell'ultimo romanzo mi intriga!

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  6. Jodi Picoult è un'autrice che mi ispira sempre tantissimo. Per ora ho letto solo La custode di mia sorella e mi era piaciuto tantissimo. Gli altri suoi romanzi son praticamente tutti in wishlist, uno l'ho nominato in un mio post proprio ieri, tra i 5 libri che ho intenzione di leggere a breve, Le case degli altri . I temi d'attualità e il mistero che coinvolge i personaggi mi hanno incuriosito un sacco!
    Un abbraccio!!

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    1. Ciao! Anche a me Le case degli altri attira molto e ho in WL anche l'ultimo romanzo, quello uscito da poco, che pure ha una trama che mi affascina. De La custode di mia sorella ho visto il film...e per ora passo, troppo drammatico (non che gli altri titoli non lo siano, ma il tema della malattia in età infantile proprio non fa per me). Grazie per essere passata, a presto!

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