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Recensione: Un mese in campagna di James Lloyd Carr (Ediz. Fazi, Coll. Le strade, 2013).


Le feste primaverili mi mettono addosso una certa malinconia e una grande voglia di campagna; probabilmente è la memoria di tempi più "semplici", quando la bella stagione portava con sé l'aspettativa di lunghe estati di vacanza, e la casa dei nonni in campagna si preparava ad accoglierci, come ogni anno, una tradizione che mi dava un senso di rassicurante continuità. 
È con questo spirito che qualche giorno fa, durante il lungo fine settimana del primo maggio, ho letto Un mese in campagna di James Lloyd Carr, un breve romanzo che mi ha regalato esattamente quello che cercavo: una storia semplice e delicata sul potere dei ricordi e sulla nostalgia del passato. 
Un mese in campagna racconta l'estate che Tom Birkin, restauratore reduce della Grande Guerra, trascorse, appena terminato il conflitto, a Oxgodby, un piccolo paese nella campagna dello Yorkshire, impegnato a riportare alla luce un dipinto murale nella chiesa locale. 
Nella stagione trascorsa a Oxgodby, un "tempo benedetto", per il clima mite, per lo spettacolo di una natura bella e rasserenante, per le giornate divise tra un lavoro che lo affascina e la placida quotidianità della comunità rurale che lo accoglie, Tom ritroverà se stesso e i propri sogni, e inizierà a guarire dalle ferite che la guerra gli ha inferto nell'anima e nel corpo. 
Il dipinto che si rivela pian piano nella sua bellezza, l'amicizia con Charles Moon, veterano come lui, impegnato in una scavo archeologico nel cimitero della chiesa, i fine settimana in compagnia del predicatore metodista e della sua accogliente famiglia, la bella e misteriosa moglie dell'algido pastore anglicano: tutto di quell'estate del 1920, rimarrà per sempre impresso nella memoria del protagonista come un tempo ricco e spensierato, pieno di giovinezza, di nuova vita e di un briciolo di rimpianto. 

"Ah, quei giorni… la loro felicità mi perseguitò per molti anni a venire. A volte, ascoltando un brano musicale, torno indietro col pensiero e nulla è cambiato. La lunga fine dell’estate. Giorni e giorni di clima caldo, richiami di voci al crepuscolo, finestre illuminate che bucavano la notte e, all’alba, il sussurro delle spighe di grano e l’odore caldo dei campi maturi per il raccolto. La giovinezza."

Un mese in campagna è un romanzo che si legge in poche ore, che trova nella disarmante semplicità la sua arma più convincente. È un romanzo fatto di sensazioni più che di accadimenti, di personaggi tratteggiati in maniera delicata, in punta di penna, eppure indimenticabili. 
In parte autobiografico, l'autore lo scrisse nel 1979, quando aveva 66 anni, probabilmente ripensando alla sua giovinezza, e molto british, questo libro è un classico senza tempo. 
Lo consiglio a chi, come me, ama le atmosfere un po' nostalgiche e rétro, le storie semplici di vite semplici, che non hanno bisogno di effetti speciali o di tormentate passioni per emozionare. 
Da questo romanzo è stato tratto anche l'omonimo film con Colin Firth e Kenneth Branagh.

Genere: Tornare a vivere.
Pagine: 157.
Voto: 

Commenti

  1. Trovo il tuo modo di raccontare i libri accattivante e coinvolgente, quel "vedo non vedo" letteralmente parlando mi convince a darti retta.
    Questo romanzo lo metto in lista subito, perché la nostalgia delle primavere dai nonni che anticipano l'estate la provo anch'io, in oltre da ragazzina ho abitato in campagna per più di dieci anni e vorrei tanto farmi travolgere dai ricordi che riempiono il bagaglio a mano della mia vita.
    Grazie Tessa.

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    1. Grazie Cuore per le tue belle parole, quando i libri sono piccoli e preziosi, cerco di raccontare il meno possibile. Questo è romanzo strano, non credo possa piacere a tutti, ma ha un suo fascino antico che credo tu apprezzeresti.

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    2. Ti farò sapere e guarderò anche il film :-)

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  2. che bello questo libro! Me lo appunto perché già la copertina ti fa entrare nella storia!

    Le Parole Dipinte

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    1. E' un libro molto particolare, fatto di nulla, ma pieno di emozioni!

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