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Recensione:Il ragazzo in soffitta di Pupi Avati (Ediz. Guanda, 2015).

Oggi vi lascio il mio pensiero su Il ragazzo in soffitta, primo romanzo del regista Pupi Avati, un libro che mi è piaciuto davvero tanto.

Narrato su due piani temporali e ambientato in due città, con toni e atmosfere molto differenti, il racconto si rivela un noir carico di suspense.
A Bologna, città cara ad Avati, nel presente, Berardo detto Dedo è un adolescente simpatico e con poca voglia di studiare, la sua vita è quella di un normale liceale, tanti amici, la prima cotta, genitori separati e un fratello autistico. 
Giulio, un nuovo compagno di scuola di Dedo, è invece il classico perdente, grassoccio, timido, indossa orribili cravatte e conosce l'Eneide a memoria. Vive solo con la mamma, non ha mai conosciuto suo padre.
A Trieste, qualche anno fa, Samuele Menczer subisce il rapporto morboso di una madre malata e in perenne lutto e di un padre silenzioso e colpevole. È fisicamente un diverso che cerca perennemente di compiacere i sogni di gloria musicale che mamma e papà nutrono nei suoi confronti. Non ha talento, nemmeno un briciolo, la sua vita è una lunga serie di delusioni e fallimenti. La sua strada, lastricata di rabbie, rancori e desideri di rivalsa,  è destinata all'inferno. Diventerà un mostro, Samuele, di quelli che la cronaca nera, la tv e i giornali piazzano in prima pagina.
A Bologna, Dedo racconta in prima persona, con il tono e lo stile semplice ed esuberante di un ragazzo, la sua imprevedibile amicizia con Giulio lo sfigato. 
A Trieste, in terza persona, ci viene raccontata in modo preciso, ricercato e quasi asettico, la nascita di un orco violento.
Quando le vicende di Dedo, di Giulio e di Samuele Menczer, ormai anziano, si incrociano, i due ragazzi si ritrovano legati indissolubilmente da colpe e tragedie del passato più grandi di loro, in un crescendo di follia, fino al finale, decisamente sorprendente.
Ho amato questo romanzo così particolare, con i due piani temporali caratterizzati da narrazioni stilisticamente così opposte: l'esuberanza di Dedo, il ripiegarsi in se stesso di Samuele, la sana ignoranza del primo, la malata applicazione del secondo. E Giulio in mezzo, sospeso fra i due mondi.
È un romanzo noir in cui la pietà umana è comunque protagonista, dove non ci sono vincitori, dove nulla è completamente cattivo o buono, bianco o nero.
Un libro che tratta temi attuali, dalla malattia, fisica e psichica, all'amore come forza distruttiva, all'amicizia che rende coraggiosi, e lo fa in modo garbato e partecipe, sondando il lato oscuro che si nasconde in molti di noi.
Da leggere.

Genere: Non aprite quella porta.
Pagine:248.
Voto:
 
                e mezzo

Commenti

  1. Mi piace Genere: Non aprite quella porta. :)
    Voglio proprio leggerlo. Già Silvia, qualche mese fa, mi ha messo la pulce nell'orecchio.

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    1. ..e il finale mi ha lasciata come un tortello! io pensavo al colpo di scena, ma tutto diverso (paternità, tappezziere..roba del genere).

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  3. voi blogger siete la mia maledizione! io smaltisco libri, poi leggo le vostre recensione e la lista della spesa si allunga in maniera chilometrica. ne hai parlato troppo bene e mi ha stesa con questa recensione, DEVO AVERE QUESTO LIBRO!
    :D

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    1. Ahah Chicca, mi fai morire! "voi blogger"...perchè tu cosa sei? Il libro è molto particolare e mi sento di consigliartelo.

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    2. l'ho segnato tra i titoli da prendere a settembre! grazie Tessa. baci e buona domenica

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  4. curiosa di leggere questo romanzo di un regista che mi piace molto!! credo che sarà tra i prossimi in lettura!!

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    1. Anch'io amo molto Pupi Avati. In questo romanzi troverai molti temi a lui cari, con una punta di inedito noir!

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  5. Bella recensione! Avevo già notato questo libro, dopo aver letto il tuo commento ho deciso di leggerlo. Prendo nota :)

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    1. Grazie! spero ti piaccia quanto è piaciuto a me, fammi sapere.

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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