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Recensione: Le convalescenti di Michèle Gazier (Ediz. Baldini & Castoldi, 2016).

Oggi tocca alla recensione del romanzo francese Le convalescenti di Michèle Gazier, ringrazio la casa editrice Baldini e Castoldi per avermi dato l'opportunità di leggere questo libro davvero particolare.

Saint-Libron è un località termale nel sud della Francia, di quelle che andavano di moda qualche decennio fa; oggi è un piccolo paese che vive dei fasti del passato, con una casa di cura e riabilitazione, un grande albergo, il mercato due volte settimana e il clima ovattato e decisamente demodé. 
È qui che si incontrano le protagoniste di questo insolito romanzo che parla di donne in crisi, di piccole grandi ossessioni, di paure e solitudini e che, a un certo punto, assume il ritmo concitato di un thriller. 
Lise e Oriane non avrebbero sicuramente mai fatto amicizia nella vita di tutti i giorni, fuori da Saint Libron. E invece si trovano, attratte da una strana forza, a cenare allo stesso tavolo nel centro di riabilitazione dove sono entrambe ricoverate. Cenare è una parola grossa. Diciamo piluccare e giocare a nascondere il cibo, dato che Oriane è una ragazzina scheletrica, affetta da disturbi alimentari e Lise una donna in crisi, malgrado un buon lavoro, fa l'insegnante, e un marito e un figlio che l'aspettano a casa.
Lise si sta riprendendo da un crollo nervoso, è una donna silenziosa e sulle sue, decisa a sfruttare il periodo di convalescenza per indagare sul suo presente e sul passato e capire cosa la rende così infelice e così poco attaccata ai suoi cari. Tutto in lei pare gridare "lasciatemi sola", eppure Oriane, ricca, viziata e triste, le si aggrappa con una foga e un bisogno di affetto che l'algida insegnante non sa rifiutare. E quando in paese arrivano Daisy, splendida signora di mezza età americana, costretta temporaneamente sulla sedia a rotelle e Maxime, il suo giovane e misterioso marito, l'atmosfera sonnacchiosa e stagnante è percorsa da una scarica elettrica. Perché anche Daisy, novella sposa e convalescente da un misterioso incidente stradale, pare trovare in Lise una confidente, mentre Maxime, soprannominato l'"uomo in nero", impeccabile e attraente, rompe i fragili equilibri instauratisi tra le protagoniste. Oriane lo desidera, come un capriccio, come desidera un padre premuroso, con tutta la fragilità della sua condizione e con tutto il menefreghismo di una bambina abituata ad ottenere ciò che vuole (a parte l'amore vero), mentre Lise ne rimane turbata, come se un fantasma del passato fosse improvvisamente ritornato a popolare i suoi incubi.

Un romanzo spiazzante, completamente giocato sul monologo interiore delle protagoniste, dove paura, malattia, sogni e realtà si mescolano continuamente, in un disordine che ben riflette il caos emotivo di queste tre donne. 
Un romanzo quasi completamente privo di dialoghi, ma che riesce ciononostante a mantenere un discreto ritmo narrativo, più lento all'inizio, decisamente concitato verso la fine, quando, come ho già detto, la storia acquista le caratteristiche di un thriller dal finale hitchcockiano. 
Un romanzo dallo stile asciutto, che non fa nulla per mettere il lettore a suo agio, ma lo disorienta con personaggi complicati e irrisolti, che, malgrado la tangibile sofferenza interiore, non riescono a suscitare pena, tenerezza o affetto, rivelando in più di una occasione il loro lato più egoista ed oscuro.
Per chi ama le atmosfere francesi, un po' noir e un po' rétro.

Commenti

  1. E' tra le mie prossime letture. Non so perché, ma immaginavo fosse un romanzo insolito...la tua recensione mi incuriosisce, vedremo :)

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    1. Sì, sì...molto insolito! all'inizio pensavo di non farcela, non mi ci sentivo proprio a mio agio, ma poi mi ha intrigata (e il finale..sai che non so se l'ho capito?? quando lo leggi ne riparliamo).

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  2. ..... ed un po' lente..... che è tipicamente francese!!

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    1. Ahah, non hai tutti i torti! ti dirò, questo a un certo punto decolla e si legge senza problemi.

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  3. ..... ed un po' lente..... che è tipicamente francese!!

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  4. La casa di cura! La montagna incantata....ma con pochi dialoghi come faccio Tessa???? Sarebbe un sfida per e non so se la vincerei. Però la casa di cura, il collegio e il convento sono ambientazioni che mi piacciono tanto.
    Un saluto da lea
    :-)

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    1. Odio commentare con il cellulare, ma non ce la posso fare ad accendere il PC.
      Ciao di nuovo

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    2. Non mi sento di consigliartelo, perchè anche qui c'è poca empatia e ironia. E' molto diverso da quel che mi aspettavo, un po' cervellotico per i miei gusti, ma tutto sommato è interessante.
      Io amo soprattutto i collegi (hai letto L'allievo, di P. Redmond?) e per deformazione professionale anche gli ospedali mi intrigano :)

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    3. L'allievo! Si me lo segno. Mi pare poi ne abbiano anche tratto un film.
      Grazie della dritta
      Lea
      P.s. sei un dottore? Pauraaaaa

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  5. Avevo già appuntato il titolo in WL, dopo la tua recensione sono ancora più curiosa!!

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