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Recensione: Carciofi alla giudia di Elisabetta Fiorito (Ediz. Mondadori, 2017).



"Troppa religione fa male qualunque essa sia".

Così la pensa Rosamaria, la protagonista di Carciofi alla giudia di Elisabetta Fiorito, un romanzo che affronta temi spinosi e attuali con leggerezza e ironia.

Non è semplice per Rosamaria Cecchiarelli, quarantadue anni, atea, regista teatrale, far convivere pacificamente due mondi profondamente diversi, rappresentati dalla sua famiglia di origine, cattolica (con moderazione), godereccia e romana da generazioni, e quella del marito David Fellus, ebreo osservante di origini tripoline, approdato a Roma con genitori e fratelli dopo la cacciata degli ebrei dalla Libia del 1967.

Rosamaria e David si sono innamorati non più giovanissimi, ed ora aspettano un figlio. Una prova impegnativa, l'educazione di questo bimbo, che il padre è determinato a crescere nell'ebraismo, a dispetto dei nonni Cecchiarelli, che di digiuni, cibi kasher e festività ebraiche, non vogliono sentir parlare. 
Eccola, Rosamaria, pronta a mediare con grande buonsenso e tonnellate di ironia, tra le due "fazioni", per il bene del figlio e in nome di quell'amore per David, sbocciato quasi per caso a distanza di tanti anni dal loro primo incontro. Lei, ex single impenitente, femminista, donna razionale ed emancipata, si barcamena tra shabbat e kasherhut, che osserva in casa in presenza del marito, e tramezzini al prosciutto con cappuccino, ai quali non rinuncia al bar. Ecco le regole del quieto vivere! 

Rosamaria non perde il sorriso e il senso pratico, eppure la sua quotidianità non è certo rose e fiori. Non sono solo lo strisciante antisemitismo che percepisce nell'aria e la necessità di accogliere la famiglia "allargata" Fellus e i suoi dogmi, a movimentarle la vita; c'è la crisi economica, che ha colpito duramente i Cecchiarelli, piccoli imprenditori che negli anni ottanta avevano creato dal nulla un discreto impero e che oggi si ritrovano in bancarotta, con tragiche ripercussioni su tutti i membri della famiglia.
Anche David, commerciante, è impaurito dalla situazione economica, forse è stato un errore, pensa, fermarsi a Roma, forse è meglio fare di nuovo i bagagli e trasferirsi in Israele, dove il mercato è florido e l'economia sta attraversando un vero boom. Ma Israele significa anche la sanguinosa, mai risolta, situazione palestinese, gli allarmi, gli attacchi, le esplosioni e la paura: Rosamaria, con un figlio appena nato e una mamma e un papà che attraversano un momento difficile, è pronta a seguire il marito? 

Scopritelo in questo romanzo che si legge con facilità e col sorriso, pur raccontandoci il dramma di una famiglia italiana dei nostri tempi, e la vita, carica di ricordi dolce-amari e povera di certezze, di un popolo costretto da sempre a migrare alla ricerca del posto giusto dove mettere radici. 
Attraverso Mariarosa e David, Elisabetta Fiorito ci racconta le contraddizioni e le difficoltà dei nostri giorni, rivolgendo uno sguardo nostalgico al passato; lo fa con con ironia pungente e con uno stile scorrevole, che rendono Carciofi alla giudia un romanzo piacevole e attuale.

Genere: Compromessi.
Pagine: 271.

L'autriceEliosabetta Fiorito, nata a Roma, ha conseguito la laurea in inglese e un master in giornalismo. Ha svolto praticantato in Canada, al "Corriere Canadese", ha lavorato all'Ansa, all'"Alto Adige" e Radio Capital, ha condotto programmi radiofonici, si occupa anche di teatro. È autrice di Carciofi alla giudia (Mondadori, 2017).




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