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Recensione & Delusione libresca # 4: Il settimo bambino di Erik Valeur (Ediz. Neri pozza, 2015).


«Raramente capita di leggere un romanzo che metta insieme in maniera così perfetta un mosaico di storie».

Nordjyske Stiftstidende

«Divertente e appassionante. Ben scritto e con un linguaggio originale
che si sposa alla perfezione con l’atmosfera noir della storia».
Information


"Vincitore del premio Glass Key per il miglior giallo scandinavo".

Il settimo bambino, romanzo di Erik Valeur ambientato in un brefotrofio danese, acclamato dalla critica, come potete leggere dai commenti che ho trascritto, mi ha attirato fin da subito; la bella cover che trasmette un'atmosfera fredda e inquietante, la trama coinvolgente che si snoda su più piani temporali, un mistero che lega bambini abbandonati subito dopo la nascita, accolti in orfanotrofio e poi adottati da famiglie diverse: il "pacchetto" era davvero accattivante. Ero sicura mi sarebbe piaciuto, gli ingredienti c'erano tutti e non mi spaventava certo la mole, quasi 800 pagine, i libri corposi, se ben scritti, non sono mai stati un problema per me.
Posso dire, in tutta onestà, che Il settimo bambino, pur non essendo scritto male, è il romanzo più noioso che abbia affrontato negli ultimi anni. L'ho letto in versione digitale ed è stato un parto (podalico), le pagine parevano aumentare misteriosamente ora dopo ora, allontanandomi da un traguardo finale che diventava sempre più un miraggio.
Eppure una storia da raccontare questo romanzo ce l'ha, nascosta da qualche parte, tra una quantità imbarazzante di parole, frasi, descrizioni, capitoli di troppo. Ed io volevo che questa storia funzionasse, tanto che sono andata avanti a testa bassa, in attesa che il libro decollasse, cercando di non perdere il filo delle tante vicende che si incrociano nel corso della narrazione, dei tanti personaggi, una miriade, dai nomi impronunciabili, spesso piuttosto simili (tanto per aumentare il caos), dai soprannomi e dalle cariche sociali e politiche a volte incomprensibili (c'è un fantomatico Ministero della Nazione che mi ha fatto penare non poco).
Ho incolpato il mio neurone stordito per la confusione che ogni sera mi costringeva a riprendere qualche brano già letto per venire a capo di chi fosse tizio, cosa facesse, di chi fosse amico, di chi fosse figlio adottivo o naturale.
Alla fine ho concluso che il neurone era colpevole solo in parte. Il romanzo è prolisso, confusionario, spesso ripetitivo, i continui salti di piano temporale diventano, a lungo andare, un handicap più che un utile espediente narrativo; il libro decolla verso pagina 400, troppo tardi, perché a quel punto ero disinnamorata (e incavolata) e di questo settimo bambino misterioso poco mi importava (avendo ancora problemi a ricostruire le vite dei sei compagni di stanza di orfanotrofio). Ammetto di aver finito il romanzo tagliando e saltando le parti che mi parevano poco interessanti. Non si fa, lo so, ma lascio la lettura completa a lettori più pazienti.
In conclusione un romanzo che mette tanta carne al fuoco: denuncia politica, sociale, malattia fisica e mentale, abusi, soprusi, omicidi e tanto altro, non riuscendo, paradossalmente, a mantenere vivo l'interesse del lettore. Una delusione.


All'alba dell'11 settembre 2001, in una spiaggia a nord di Copenaghen, viene rinvenuto il cadavere di una sconosciuta. Poche ore dopo, mentre il mondo osserva attonito il crollo delle Torri Gemelle di New York, la polizia danese chiude il caso come "morte accidentale". Eppure, sul luogo del ritrovamento vengono raccolti quattro oggetti che rimandano palesemente a un macabro rituale: un libricino di fantascienza, un ramo di tiglio, un piccolo cappio e un raro canarino con il collo spezzato. A poche centinaia di metri dalla spiaggia si erge, inoltre, il celebre brefotrofio di Kongslund diretto da Martha Ladegaard, cui nessuno ha pensato di rivolgere la benché minima domanda. Queste e altre considerazioni si affollano nella testa di Knud Tasing, giornalista screditato da uno scandalo e sull'orlo del licenziamento, allorché, sette anni dopo, apre la lettera anonima che gli è stata recapitata e ne esamina il contenuto: un articolo del 1961 che parla del brefotrofio e una foto che ritrae sette bambini. Alcuni di loro sono volti noti della società: un astronomo, un noto presentatore televisivo, un avvocato e persino l'assistente di un ministro. Uno solo, invece, tale John Bjergstrand, non compare da nessuna parte. Come se non fosse mai esistito. Chi è quel bambino? E perché qualcuno sta cercando di attirare l'attenzione su di lui dopo così tanto tempo?


Commenti

  1. Che peccato, la trama era proprio intrigante!

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  2. Anche a me ispirava tanto questo libro... ma ora penso che lo depennerò dalla wishlist, peccato.

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    1. Che dire...magari ad altri può piacere. Personalmente non lo consiglio!

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  3. questo libro mi attirava moltissimo, quanto meno per la trama. non so, può darsi gli dia una possibilità..! :)

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    1. Ciao Angela! la trama è molto interessante, è lo stile che proprio non mi è piaciuto. Se lo leggi fammi sapere!

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  4. Grazie per la recensione.
    Il titolo, e la copertina, mi avevano intrigato e stavo per segnarmelo nella mia wishlist (bibliotecaria).
    Dato che ho appena avuto la tua stessa reazione con il primo libro della The Century Trilogy di Ken Follett, eviterò come la peste questo "settimo bambino" .

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  5. Fino ad oggi, aspettavo pazientemente l'uscita dell'edizione economica per recuperarlo ma...per fortuna sono incappata in questa recensione! E' vero, i pareri sono soggettivi e non è detto che i gusti debbano essere gli stessi però devo ammettere di aver perso quasi tutto l'interesse che avevo per via di un termine in particolare, ovvero "prolisso". Grazie per questa recensione, continuerò a curiosare nel tuo blog :)

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    1. Ho letto da poco Il settimo bambino e confermo pienamente!!! Per farne un bel libro bastavano 200 pagine, il resto è noia e caos. Inoltre, mi hanno infastidito i numerosi refusi, davvero troppi.
      Anna

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    2. ...Se penso a questo romanzo, a distanza di due anni, ho una sola certezza: lo sconsiglio proprio, è così prolisso e intricato che non ricordo nemmeno i personaggi principali. Non ricordo nemmeno i refusi :)

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